Il ministro della Cultura è convinto che sia il momento di aprire nuovi bandi di concorso per lavorare nei musei. Secondo Sangiuliano infatti la cultura può diventare una vera e propria industria economica del Paese e dare un apporto fondamentale all’economia italiana e al Pil. Si tratterebbe, secondo il piano immaginato dal neo ministro, di far diventare l’arte un’economia aggiuntiva.
È una chiara prospettiva di investimenti nell’arte quella che propone Sangiuliano: da una parte incrementare il costo dell’ingresso nei musei, nei parchi archeologici e naturalistici e dall’altro incrementare il numero di personale dei musei con contratti a tempo determinato. “Il personale dei musei è al momento sottodimensionato rispetto alle piante organiche”, puntualizza in una dichiarazione critica contro la scelta del direttore degli Uffizi di rimanere chiuso lo scorso 1° novembre.
Il ministro della Cultura, ha un piano per i musei. Secondo il ministro il personale dei musei è sottodimensionato e va incrementato. Dall’ultimo concorso per l’assunzione di 1.052 unità quasi tutte sono state assunte e attraverso liste di collocamento altre 500 unità sono state collocate nello stivale. Sangiuliano però ipotizza nuovi concorsi da bandire e nuove assunzioni da aprire per incrementare il personale dei musei.
L’impegno di Sangiuliano si sofferma in particolare a incrementare la pianta organica dei musei puntando sui giovani, cioè i nativi digitali con formazione superiore e informatica. “C’è bisogno di nativi digitali, di immettere nei servizi tanti giovani con entusiasmo e amore per la cultura” continua il ministro Sangiuliano, facendo riferimento a una nuova necessità dei musei, ovvero quella di far interagire il patrimonio culturale con la realtà digitale.
I fondi ci sono, infatti nel PNRR sono stanziati quasi 7 miliardi per cultura e turismo (6,7 miliardi per la precisione) e tra questi possono rientrare i nuovi assunti. Sangiuliano parla di assunzione a tempo determinato, ma considerando il piano per incrementare la cultura, renderla un’industria capace di generare un’economia aggiuntiva, per utilizzare le parole del ministro, sembrerebbe più coerente muoversi verso un contratto di tipo indeterminato, sicuro e capace di attirare i più giovani dopo la fine degli studi.
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