Una maggioranza di uomini, 26 rispetto alle 13 donne, in buona parte del Nord, benché la Regione più rappresentata sia il Lazio, mentre il partito che ricopre più caselle è Fratelli d’Italia. È questa la prima fotografia della squadra dei 39 sottosegretari, 8 dei quali venerdì saranno nominati viceministri, ai quali va aggiunto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che però gode di uno status da ministro a tutti gli effetti.
Una composizione, ha ammesso la premier Giorgia Meloni, non semplice perché oltre al bilanciamento tra partiti della maggioranza c'è da tener conto di quello territoriale. I sottosegretari, oltre a ricevere deleghe specifiche su determinati settori dai rispettivi ministri sono essenziali per far lavorare il Parlamento, perché sono loro a partecipare alle sedute delle Commissioni e delle Aule di Senato e Camera a nome del governo.
Il partito con più rappresentatività è Fdi, che ne annovera 18 (che diventano 19 con Mantovano), tra i quali Galeazzo Bignami, al centro delle polemiche delle opposizioni per una foto del 2005 in divisa da SS); la Lega ne porta a casa 11, Forza Italia 8, tra cui c'è la sorpresa del neo deputato Tullio Ferrante; a Noi Moderati tocca un posto, con Giorgio Silli, mentre Vittorio Sgarbi è considerato indipendente.
Scorrendo l’elenco dei nomi, è evidente la prevalenza di quelli maschili su quelli femminili: 26 a 13, sempre senza contare Mantovano, un po’ come è avvenuto per il governo.
Guardando alla geografia, 17 sottosegretari - cioè la maggior parte - arrivano dalle Regioni del Nord, benché sia il Lazio la regione che ne esprime di più, ben sei.
Il Piemonte ne ha due (Montaruli e Delmastro), così come la Liguria (Frassinetti e Rixi) e il Friuli Venezia Giulia (Gava e Savino); quattro sono lombardi (Molteni, Butti, Perego e Morelli), tre veneti (il veronese Mazzi e i padovani Ostellari e Bitonci) e quattro vengono dall’Emilia Romagna, e cioè Sgarbi, Valentini, Bergonzoni e Bignami, anche se i primi due lavorano e sono attivi in altre città). Originari del Centro Italia sono 11 sottosegretari, con il Lazio che fa la parte del leone piazzandone sei (Barbaro, Freni, Durigon, Leo, Rauti, Bellucci a cui potrebbe essere aggiunto il siciliano Fazzolari che vive a Roma); altri tre vengono dalla Toscana (Silli, La Pietra e Barachini, che però lavora a Milano), uno ciascuno dall’Umbria (Prisco) e dalle Marche (Albano). I nove membri del governo del Sud sono equamente divisi: due dall’Abruzzo (gli aquilani Bergamotto e D’Eramo), due dalla Puglia (Sisto e Gemmato, a cui si aggiunge il salentino Mantovano), due dalla Calabria (Ferro e Tripodi), tre dalla Campania (Cirielli, Castiello e Ferrante). Infine, la Sicilia esprime due sottosegretari, Fazzolari, che come detto vive a Fiumicino, e Siracusano. Alcune Regioni non annoverano alcun sottosegretario: Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Molise, Basilicata e Sardegna.
L’ampia maggioranza dei nuovi membri del governo sono senatori o deputati, dall’esperto Maurizio Leo (67 anni) al più giovane di tutti, il 33enne Tullio Ferrante. Tuttavia, sono diversi i sottosegretari che non erano stati ricandidati o rieletti il 25 settembre, e che sono stati recuperati dai rispettivi partiti come ad esempio Tripodi, Savino e Perego di Fi, Silli di Noi Moderati, Castiello della Lega o Barbaro di Fdi, e Vittorio Sgarbi che torna al Ministero della Cultura dopo 11 anni, pur avendo perso alle urne il confronto con Pierferdinando Casini nel collegio uninominale del Senato di Bologna.
In questi giorni a Montecitorio si sono visti molti altri non eletti che speravano in un ripescaggio nella squadra dei sottosegretari, ma tra le esigenze di equilibrio partitico e territoriale e il «niet» della presidente Meloni ad una squadra troppo pletorica, molti sono rimasti delusi.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia