Dopo il primo via libera alla relazione di Enrico Letta, entro il mese la direzione del Pd sarà chiamata ad entrare nel vivo del percorso che condurrà alle primarie. Un iter in quattro fasi che sarà messo nero su bianco già nei prossimi giorni, per essere poi proposto e messo ai voti dopo una settimana.
Intanto la direzione di Articolo 1 apre ad una «costituente vera della sinistra democratica» ma con diversi paletti: «L’esito non può essere scritto dall’inizio. Bisogna garantire agli iscritti e ai non iscritti di poter contribuire». Le tensioni accumulate dopo le urne animano un confronto-scontro a distanza tra le varie anime dei democratici. Per il sindaco di Firenze Dario Nardella, papabile come nuovo leader dem, «gli errori non sono mai solo del segretario, ma di un gruppo dirigente» che, per questo, deve essere cambiato. Va ancora più a fondo Rosy Bindi che chiede al Pd «di essere attore e coprotagonista di un nuovo inizio dentro un cantiere più largo e plurale» perché «il rituale ricambio del segretario operato secondo le logiche interne che ben conosciamo, dettate da intese tra le correnti che governano il partito, si risolverebbe in una operazione gattopardesca».
Se Roberto Morassut chiede una «modifica delle attuali regole statutarie», Susanna Camusso si dice «molto preoccupata per una discussione tutta focalizzata su chi sarà il prossimo segretario. Per costruire una sinistra unita e plurale non serve un nome, ma un congresso aperto» che «costruisca un radicamento» nella società. Il clima è teso.
Le fibrillazioni sulla leadership contagiano anche le donne dem. A testimoniarlo è un comunicato non firmato, diffuso al termine della loro conferenza di ieri, in cui si chiedeva un passo indietro a «tutti i vertici del partito», compresa la portavoce, Cecilia D’Elia. «Un falso», ha denunciato a stretto giro la senatrice Monica Cirinnà che, pur ammettendo le critiche emerse anche sull'operato della portavoce, ha puntato il dito contro «siparietti e imboscate» nel corso della riunione. Alla fine è dovuto intervenire il partito a precisare che «l'unico comunicato ufficiale» era la dichiarazione di D’Elia. Un crescendo di polemiche che rischia di accompagnare tutto il percorso del nuovo Pd. Chiamato, al contempo, a rinascere come opposizione in Parlamento.
Le acque sono agitate non solo in casa dem. Il segretario siciliano di Articolo 1 Giuseppe Zappulla ha scritto una lettera ai vertici chiedendo le loro dimissioni, allegando una durissima critica verso la strategia elettorale. Alla fine la direzione ha approvato a larga maggioranza la relazione del segretario Roberto Speranza. L’analisi del partito (i cui parlamentari confluiranno nello stesso gruppo parlamentare del Pd) sul risultato del 25 settembre è netta: «Il centrosinistra ha perso, pagando le divisioni del campo progressista» che ha «bisogno di costruire rapidamente un agire comune dell’opposizione» con «al centro la questione sociale». Sulla guerra in Ucraina, il partito di Speranza ha le idee chiare: «Parteciperemo e promuoveremo in tutte le sedi iniziative per la pace: occorre che la diplomazia riprenda forza, con l’obiettivo di fermare l'aggressione di Putin».
Il campo comune, insomma, tra paletti, distinguo e qualche diffidenza, è ancora tutto da costruire. E le 'insidiè dei diretti competitor, i Cinque stelle, non mancano: il 22 ottobre Giuseppe Conte interverrà ad un’assemblea organizzata per rafforzare «la direttrice progressista del Movimento». Tra i promotori dell’iniziativa, che punta alla nascita di un «rigenerato e credibile polo progressista», ci sono volti noti della sinistra e degli ecologisti italiani: da Loredana De Petris a Stefano Fassina, da Paolo Cento ad Alfonso Pecoraro Scanio.
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