Renato Schifani ha incontrato i 13 neo deputati regionali di Fratelli d'Italia in un clima che ha definito “costruttivo e sereno”. Il partito della Meloni ha ribadito la richiesta di avere 4 assessorati (uno dei quali con l'incarico di vice presidente della Regione) più la presidenza dell'Ars. Schifani si è riservato una valutazione, lasciando intendere che la presenza di un numero maggiore di gruppi parlamentari rispetto alla scorsa legislatura potrebbe costringerlo a rivedere questi numeri. Schifani ha anche confermato l'intenzione di non nominare assessori che non siano anche deputati: un modo per controllare meglio l'Ars. Una mossa che restringe di molto il numero dei papabili e aiuta i segretari di partito a risolvere questioni interne. Il no ad assessori non deputati chiude in Fratelli d’Italia le porte a Ruggero Razza e alla moglie Elena Pagana, che l’ala Musumeci vorrebbe rilanciare. E nella Lega strozza il pressing che i big non eletti stanno facendo per trovare spazio a danno di chi l’ha spuntata: è il caso di Carmelo Pullara, Orazio Ragusa, Antonio Catalfamo, Giovanni Cafeo. Non è una coincidenza che sia proprio un leghista rieletto a esprimere il primo compiacimento pubblico per la mossa di Schifani: «Ritengo che un governo eminentemente politico, nella sua compagine, possa anche essere un deterrente rispetto a prassi deleterie quali il voto segreto o l’azione dei franchi tiratori nel voto d’aula» ha detto il palermitano Vincenzo Figuccia.