Ottantasette candidati, 4 volte di più dei posti disponibili. Tra loro 40 donne, effetto della nuova legge elettorale che per promuovere la parità di genere ha previsto anche il sorteggio. Da domani, 18 settembre, e sino alle 14 di lunedì i circa 10mila magistrati sono chiamati alle urne per rinnovare il Consiglio superiore della magistratura. Venti i consiglieri togati da eleggere (4 in più rispetto agli attuali) tra giudici di Cassazione (2) e di merito (13) e pubblici ministeri (5). E’ la prima grande consultazione dopo la crisi di credibilità che ha investito la magistratura per lo scandalo delle nomine, emerso con le intercettazioni e le chat trovate nel cellulare dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, sotto processo a Perugia. Ed è il primo banco di prova per la riforma Cartabia approvata a giugno dal Parlamento, all’esito di una faticosa mediazione tra i partiti dell’allora maggioranza, con l’obiettivo dichiarato di arginare lo strapotere delle correnti. Per tagliare le unghie ai gruppi organizzati si è messo a punto un sistema misto: binominale maggioritario, con una quota proporzionale (per eleggere 5 dei 13 giudici di merito). Non ci sono liste, le candidature sono individuali. Ma per la quota proporzionale sono consentiti apparentamenti. Quarantuno i candidati presentati dalle tradizionali correnti (tra le quali la sola novità è che i progressisti di Area e le toghe di sinistra di Magistratura democratica sono per la prima volta concorrenti alle elezioni del Csm). Tutti gli altri candidati si presentano come «indipendenti», a partire dagli 11 estratti a sorte davanti a un notaio da Altra Proposta, comitato di toghe che da tempo si batte per il sorteggio come argine alle correnti. Tra di loro ci sono magistrati che non hanno mai militato nei gruppi organizzati, come il pm napoletano Henry John Woodcock, ma anche toghe che hanno scelto di scendere in pista nonostante il no dei vertici della loro corrente, come il pm milanese Francesco Fontana, rispetto al diniego di Area. Si parla anche di una «lista Ferri» , con magistrati che sarebbero vicini al parlamentare di Italia Viva ora in lizza con il Terzo Polo, Cosimo, in passato punto di riferimento di Magistratura Indipendente: come il giudice del tribunale di sorveglianza di Roma Leonardo Circielli, che è stato capo della segreteria di Ferri quando era sottosegretario alla Giustizia. Tra i pm candidati ci sono due capi di procure. Autonomia e Indipendenza, la corrente fondata da Percamillo Davigo, schiera il procuratore di La Spezia Antonio Patrono, già consigliere del Csm e presidente dell’Anm. Corre come indipendente il capo dei pm di Tempo Pausania Gregorio Capasso che sta conducendo il procedimento per stupro a carico del figlio di Beppe Grillo. Stessa scelta per il procuratore aggiunto di Latina Carlo La Speranza, che a Roma si occupò dell’inchiesta sull’omicidio di Marta Russo. Area candida il sostituto romano dell’inchiesta Consip Mario Palazzi e il procuratore aggiunto di Taranto Maurizio Carbone, già segretario dell’Anm. Due i pm siciliani in corsa: Marco Bisogni, sostituto alla Dda di Catania, con i centristi di Unicost ; il palermitano Dario Scaletta con Magistratura Indipendente. Mentre in Cassazione Magistratura democratica candida Raffaello Magi, estensore della sentenza sul maxi-processo Spartacus. Lo spoglio potrebbe cominciare mercoledì, ma per l’insediamento del Csm che uscirà dalle urne ci potrebbe volere ancora qualche mese. Toccherà infatti alle nuove Camere indicare i componenti laici del Csm, che la riforma ha riportato a 10, ed è presumibile che si proceda dopo la formazione del nuovo governo e l’elezione dei presidenti delle Camere.