Il Movimento 5 stelle ha pubblicato sul proprio sito la lista dei 2000 candidati che correranno alle Parlamentarie del prossimo 16 agosto. Come annunciato, anche il leader pentastellato Giuseppe Conte ha inviato la propria autocandidatura per il collegio della Camera Lazio 1. - Ci sono tanti nomi noti tra i 2000 iscritti del Movimento 5 stelle che hanno inviato la propria autocandidatura per partecipare alle parlamentarie. Numerose le riconferme tra i parlamentari uscenti che potranno partecipare alla selezione. C’è il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli nel collegio della camera del Friuli Venezia Giulia, Francesca Flati, Francesco Silvestri (Lazio 1 alla Camera), Vita Martinciglio, Eugenio Saitta in Sicilia, in Campania al Senato Maria Domenica Castellone e Michele Gubitosa alla Camera. Tra le new entry Chiara Appendino, ex sindaca di Torino e Sergio Costa, ex ministro dell’Ambiente alla prima esperienza in Parlamento. Ma la partita delle parlamentarie e i dissidi sulle ricandidature rischiano di trascinare il Movimento 5 Stelle in un Ferragosto infuocato. Nella due giorni che precede il voto che decreterà chi, tra i duemila iscritti al Movimento che hanno presentato l’autocandidatura, andrà a comporre le liste elettorali, la decisione di Giuseppe Conte di riservare un posto «blindato» in uno o più collegi plurinominali a 18 candidati scelti dal leader, potrebbe aumentare la quota degli scontenti in seno ai 5 stelle. Dopo i compromessi accettati da Conte sulle mancate deroghe al terzo mandato, e sulla assenza del suo nome nel simbolo elettorale del Movimento - il leader avrebbe voluto inserirlo, Beppe Grillo no - adesso l’ex premier torna a fare la voce grossa e concretizzare quell’ “ultima parola sulle liste» che aveva più volte invocato nei giorni scorsi. Un modo per cementare ancora di più il cerchio dei fedelissimi che lo hanno accompagnato negli ultimi mesi e garantire qualche big, magari proveniente dalla società civile. Rimane per il momento silente Virginia Raggi, che sul tema delle parlamentarie era intervenuta qualche giorno fa con un post parecchio piccato su Facebook, nel quale invocava «regole chiare e trasparenti», che stentavano ad arrivare per la formazione delle liste. Alla pubblicazione delle regole di ingaggio per le parlamentarie è seguita in poco meno di 24 ore quella del programma elettorale. Stringato - solo 13 slide rispetto alle 34 pagine pubblicate, ad esempio, dal Partito democratico o al mastodontico programma della Lega di oltre 200 facciate - ma ricco di titoli: si va dal «rafforzamento del Reddito di Cittadinanza», al ritorno del cashback fiscale, fino ad arrivare alla «riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario». Vengono ribaditi molti punti che hanno caratterizzato i 5 stelle delle origini, come la lotta a tutto campo agli inceneritori, la promozione di una legge sull’acqua pubblica e dei referendum consultivi e alcuni cavalli di battaglia degli ultimi tempi, dal no alla corsa al riarmo al sì alla stabilizzazione del Superbonus. Colpiscono poi una serie di affinità col programma degli ex soci del campo del Pd: un’agenda pressochè identica sui diritti, con Ius scholae, regolamentazione della coltivazione della cannabis per uso personale, l’istituzione del matrimonio egualitario; come per i dem c’è poi la battaglia per l’innalzamento dello stipendio degli insegnanti e addirittura l’introduzione della sfiducia costruttiva tra le riforme istituzionali. Un programma con il quale il Movimento intende «portare a termine il lavoro che abbiamo iniziato - si legge nel messaggio di presentazione sui social -. A finte alleanze, matrimoni di comodo e balletti abbiamo preferito la serietà». Ed un appello, quello a fare «la scelta giusta», un richiamo che dà il claim alla campagna elettorale, ribadito anche da Giuseppe Conte in un video pubblicato sulle sue pagine social, nel quale ha parlato di «momento cruciale» per il Paese. Momenti cruciali per i pentastellati anche in Sicilia, dove il partito è alle prese con la questione della candidatura alle regionali. Non sembra essere ancora rientrata la querelle creatasi attorno al simbolo presentato dal Partito democratico. La scelta di piazzare il nome della candidata comune, Caterina Chinnici, all’interno del contrassegno dei dem ha indispettito e molto i 5 stelle siciliani, che hanno accusato gli alleati di volersi attribuire la candidatura della europarlamentare. La situazione è in bilico e i due partiti, da qui al 26 agosto, data in cui verrano consegnate le liste, potrebbero offrire anche a livello locale un bis del divorzio consumatosi a Roma, tanto che il referente M5s in Sicilia Nuccio Di Paola, ha commentato: «Il Pd siciliano somiglia sempre di più a quello nazionale, così non va».