La riunione di giunta è terminata poco dopo ora di pranzo. Ufficialmente non avrebbe annunciato agli assessori la data delle dimissioni. Dalla riunione è filtrata una frase: «Mi prendo ancora qualche ora per decidere».
Poco prima di riunire gli assessori Musumeci è andato a Terrasini, dove insieme al sindaco Giosuè Maniaci ha presentato i lavori che la Regione ha finanziato per il sottopassaggio ferroviario. E malgrado abbia provato a dribblare le domande sulle sue dimissioni, ha fornito dalla cittadina turistica palermitana un altro indizio: «Questa a Terrasini potrebbe essere una delle mie ultime visite ufficiali in questa legislatura».
Le dimissioni restano previste per domani. E nell'attesa un ulteriore indizio sul fatto che Musumeci non sarebbe il candidato del centrodestra per il bis a Palazzo d'Orleans è arrivato da una mossa dell'assessore al Territorio, Toto Cordaro. Si tratta di uno dei fedelissimi di Musumeci che aveva lasciato il partito di Saverio Romano, Noi con l'Italia, con l'intenzione di diventare la punta di diamante della eventuale Lista Musumeci in caso di ricandidatura alla presidenza. Ma oggi Cordaro ha annunciato il passaggio all'Udc, dopo un incontro con Lorenzo Cesa e col sindaco di Palermo Roberto Lagalla. Cordaro è stato anche nominato responsabile nazionale UDC per i rapporti con le Regioni.
Nello Musumeci aveva convocato la giunta per mezzogiorno per riferire agli assessori le sue decisioni. Un passaggio informale che serviva anche a varare una valanga di provvedimenti di fine legislatura chiudendo così tutti gli ultimi fascicoli ancora aperti nei dipartimenti.
Oggi stesso Musumeci chiederà per lettera a Gianfranco Micciché di convocare l’Ars in seduta straordinaria per “comunicazioni del presidente”. La stessa procedura che seguirono sia Cuffaro che Lombardo quando si dimisero nel 2008 e nel 2012.
In realtà Gianfranco Micciché ha già convocato l’Ars. Ieri sera al termine della seduta in cui è stata approvata ma la maxi manovra da 911 milioni il presidente dell’Ars ha convocato l’aula per domani alle 11. Ma da Palazzo d’Orleans filtra che non può essere quella l’ora X in cui Musumeci comunicherà ufficialmente le dimissioni. A quell’ora il governatore sarà a Catania per la posa della prima pietra della nuova cittadella giudiziaria. Allo stesso modo da Palazzo d’Orleans filtra che, sempre domani, il governatore dovrà essere alle 19 a Ribera per un’altra inaugurazione. Dunque nella lettera Musumeci chiederà a Micciché di fissare la seduta per le sue dimissioni nel primo pomeriggio.
A quel punto scatterà il countdown verso il voto anticipato, fissato per il 25 settembre insieme alle Politiche. E contemporaneamente scatteranno termini di legge che scadenzeranno questa fase: le liste vanno presentate fra il 24 e 25 agosto, appena quattro giorni dopo la scadenza per le liste delle Politiche.
Su questo timing scommette Musumeci, che vede in Forza Italia, Lega, Mpa e centristi frizioni per la individuazione del suo successore. La proposta di Miccichè, che ha lanciato Stefania Prestigiacomo, non scalda gli alleati. E non a caso ieri all’appello all’unità della candidata in pectore non ha risposto nessuno, nemmeno dai banchi di Forza Italia. Mpa e Udc giocano in questa fase partite parallele che influenza gli accordi sulla candidatura alla presidenza. I centristi sono obbligati a trovare spazio in liste di partiti nazionali, anche alle Regionali, per evitare che il traino delle Politiche ai simboli di Salvini, Meloni e Berlusconi li penalizzi facendo loro fallire lo sbarramento del 5%.
In questo quadro Musumeci si metterà alla finestra. Certo però di un posto nella lista di Fratelli d’Italia per la Camera o il Senato e della promessa della Meloni: un ruolo da sottosegretario nel prossimo governo. Ma il punto è che con le dimissioni anticipate il governatore compie l’ultima mossa a cui aggancia le residue speranze di essere ricandidato alla presidenza della Regione. Speranze, va detto, davvero residue.
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