Al centro del tavolo nazionale del centrodestra della prossima settimana di certo i nodi politici dopo lo scioglimento delle Camere e in vista delle elezioni nazionali, ma sicuramente anche il caso Sicilia, con il dilemma su candidato governatore e proprio sulla possibilità dell’election day in modo da godere, è il ragionamento, dell’effetto trascinamento, che in fondo varrebbe in entrambe le direzioni della doppia sfida, regionale e nazionale. Di certo spingerebbe a piene vele, secondo chi preme in questa direzione, verso la conquista di Palazzo d’Orleans. La prima finestra utile per il presidente della Regione, in caso di scadenza naturale del mandato, infatti, sarebbe solo il 9 ottobre (troppo tardi...), l’ultima il 13 novembre. Così le valutazioni politiche e l’attenta analisi dei tecnicismi elettorali sono stati avviati, perchè se Musumeci volesse forzare i tempi, dovrebbe dimettersi entro la prima decade di agosto. A dichiarare di godersi lo spettacolo in questo momento è Cateno De Luca: «Noi siamo al 41 per cento - ha tuonato - e per loro il problema ormai è un altro. Non più trovare l’uomo o la donna che siano in condizione di battere De Luca, ma trovare il candidato che possa perdere con l’onore delle armi e cercare di posizionare il più possibile i deputati uscenti: questo vale sia per il centrodestra sia per il centrosinistra». E’ un fatto che le manovre siano partite su vari campi. L’irrequieto presidente dell’Ars Miccichè ha riunito ieri il centrodestra con l’obiettivo di lanciare il candidato alternativo a Musumeci. Potrebbe essere Raffaele Stancanelli, anche lui della squadra di Giorgia Meloni: acquieterebbe Fratelli d’Italia, con uno spostamento a Roma delle ambizioni di Musumeci. Uno scenario che eliminerebbe un grosso elemento di tensione nella coalizione e che non esclude affatto l’election day visto con favore e grande ottimismo da FdI e dagli altri partiti. Basta sentire un esponente della Lega: «Ci sono tutte le condizioni per il centrodestra in Sicilia di ripetere un risultato come il 61 a zero del 2001 alle prossime elezioni politiche. La Sicilia - afferma il parlamentare regionale Vincenzo Figuccia - sarà dunque ancora laboratorio per un centrodestra unito che possa riconquistare il Paese e la Regione». Al termine della riunione di ieri a Palazzo dei Normanni, FI, Lega, Mpa, Udc e Noi con l’Italia - assente FdI - hanno dimostrato di guardare oltre Musumeci, rilanciando le sue parole di qualche settimana fa: «Prendiamo atto delle dichiarazioni del presidente Musumeci e della sua disponibilità a non riproporre la candidatura alla presidenza della Regione se la stessa risultasse divisiva della coalizione. Appare evidente che occorre andare oltre ed è per questo che, come segretari regionali dei partiti presenti all’Assemblea regionale siciliana, siamo pronti a proporre una o più ipotesi di candidature che nascano dal territorio e che sappiano dialogare coi partiti e coi deputati dell’Ars e a coinvolgere nuove formazioni politiche e civiche. Invitiamo FdI a partecipare alla individuazione del candidato auspicabilmente condiviso da tutti». La partita resta aperta.