Il governo nazionale ha scritto alla Regione anticipando che sono finite sotto la lente di ingrandimento decine di norme della Finanziaria approvata a metà maggio. E fra quelli che con maggiori probabilità saranno impugnati c’è anche l’articolo che ha previsto la stabilizzazione dei 3 mila amministrativi e tecnici assunti nel 2020 nei pool nati per il contrasto al Covid.
Per questi precari, che già ad aprile hanno faticato ad avere il rinnovo del contratto a differenza di medici e infermieri, la strada adesso è tutta in salita. L’Ars, con un emendamento approvato dall’aula nella lunga notte di votazioni finali, ha previsto il posto fisso, ma il ministero dell’Economia e quello della Salute hanno scritto all’assessorato alla Sanità sollevando dubbi pesantissimi sulla possibilità di procedere ad assunzioni a tempo indeterminato di personale assunto senza concorso e con una anzianità di servizio di due anni. «Noi stiamo comunque scrivendo al ministero per difendere questa norma», ha allargato le braccia l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, lasciando intuire però che i margini di manovra della giunta rispetto alle obiezioni sollevate a Roma sono minimi.
Questa norma era fra quelle che il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché aveva ammesso a votazione in extremis senza il passaggio in commissione e l’esame del governo: si tratta di un pacchetto di tre maxi emendamenti - coordinati anche dal leghista Luca Sammartino e dai vertici di Pd e Cinquestelle - che contengono quasi 300 commi. Molti dei quali ora sono a rischio impugnativa: il termine perché Roma decida scade giovedì.
Nel frattempo, l’assessore Razza ha previsto, anche per gli amministrativi, un nuovo spazio nelle strutture che stanno nascendo adesso per sostituire le vecchie Usca: si chiamano Uca e a giorni sono attese le linee guida per le assunzioni, fatte salve le prime direttive che già indicano almeno due medici e due infermieri per ognuno degli oltre 100 pool che vedranno la luce.
Sono state emesse invece le direttive alle Asp per riorganizzare i Covid hospital e i reparti normali per fronteggiare la quinta ondata, ormai in corso. Nelle premesse del documento inviato ai manager Razza ha scritto che «nelle ultime tre settimane le nuove ospedalizzazioni di pazienti positivi al Covid sono aumentate del 59,8%» anche se «solo il 15% di questi casi presenta quadri severi o critici».
Ma il grafico ha la freccia verso l’alto e per questo motivo Razza ha dato ai manager sette giorni per riprogettare la mappa dei reparti e altri 10 per realizzare quanto progettato. La novità è che i pazienti positivi o poco sintomatici che hanno però esigenze legate ad altre patologie verranno curati nei reparti specifici, che dovranno attrezzare delle stanze dedicate a chi ha anche il Covid. «Non possiamo più sacrificare le principali necessità assistenziali», ha scritto Razza ai manager. E dunque accanto ai reparti dedicati a chi ha «la malattia conclamata da Covid gli ospedali dovranno provvedere a organizzare presso i reparti medici e chirurgici specialistici delle aree/stanze dedicate alla presa in carico dei positivi asintomatici con necessità di ricovero per altre patologie». In queste aree o stanze «con più letti e bagni dedicati» i pazienti dovranno essere isolati. E bisognerà assicurare che non vi sia alcun contato con pazienti immunodepressi e con chi non è vaccinato. In alternativa, se nei reparti non si riuscirà a trovare una stanza per isolare i positivi asintomatici, Razza ha previsto che si possano creare reparti multidisciplinari per questi pazienti all’interno dei quali ogni degente sia preso in cura dal personale del normale reparto in cui finirebbe se non avesse contratto il virus.
È, questo, un «nuovo modello organizzativo» che Razza ha disegnato insieme agli esperti chiamati a far parte di un tavolo tecnico per arrivare «a una gestione flessibile del numero di posti letto dedicati ai positivi». Funzionerà? No secondo la Cgil, che ieri ha bocciato la direttiva. «Il nuovo modello organizzativo assistenziale è condivisibile nei principi ma non è facilmente attuabile nella pratica dalle Aziende ospedaliere» hanno detto il segretario della Fp Gaetano Agliozzo, la segretaria con delega alla Sanità Concetta Basile e il coordinatore regionale Sanità Funzione Pubblica Antonio Trino. «Il documento - hanno aggiunto - è disallineato con la reale situazione della sanità. In molte unità operative è presente un solo infermiere per turno o al massimo due e, con tutta la buona volontà, è impossibile garantire anche un'area Covid all'interno della degenza».
Le emergenze della sanità siciliana sono state illustrate da Claudio Barone, neo segretario dei Pensionati, al congresso nazionale della Uil Pensionati: «Siamo preoccupati per il nuovo aumento dei contagi. E riteniamo che bisogna garantire le cure anche ai pazienti che hanno altre patologie rispetto al Covid. Negli ultimi anni chi non aveva soldi per curarsi presso le cliniche private è stato costretto spesso a rinunciare alle cure. Anche in quest’ottica andrebbero letti i dati che indicano una riduzione dei viaggi della speranza. Aver trasformato le Usca in Uca è un primo passaggio formale ma non basta, ora bisogna potenziare davvero la medicina territoriale trovando le risorse e il personale a partire proprio da chi ha lavorato nelle Usca».
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia