Domenica 22 Dicembre 2024

Covid, la pandemia c'è ancora: e ora occorre decidere sulle mascherine al lavoro

Domani un vertice per valutare se prolungare l'obbligo delle mascherine nei luoghi di lavoro

Luci e ombre in questa nuova fase epidemica da Covid-19 in Italia che vede correre i contagi ma non malattia e decessi. E dati alla mano, domani, lunedì 27 giugno, incontro tecnico tra ministero del Lavoro, della Salute e Inail nell’ambito del tavolo, già aperto, per valutare un aggiornamento del protocollo di sicurezza anti-Covid nei luoghi di lavoro che, al momento, è ancora in vigore e prevede tra le altre misure l’obbligo delle mascherine nei casi di condivisione degli ambienti. Intanto, dagli esperti arriva un quadro secondo il quale, come sottolinea il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, siamo ancora «in fase pandemica» con l'attuale ondata epidemica che «crescerà ancora». «Tutto il sistema di controllo è pienamente operativo - dice - e si sta monitorando attentamente la sottovariante Omicron 5. Il virus non va sottovalutato». L'incidenza settimanale è infatti salita dai 310 casi per 100 mila abitanti della scorsa settimana agli attuali 504. «Un rialzo molto significativo» con un indice di replicazione, l’Rt, superiore a 1. In salita anche gli attualmente positivi che nelle ultime 24 ore, secondo il bollettino quotidiano del ministero della Salute, sono 733.440, quasi 30 mila in più nelle ultime 24 ore. E sempre dal bollettino emerge un calo dei tamponi, antigenici e molecolari, 199.340 contro i 258.456 di ieri con un tasso di positività che sale al 24,3% sul 21,8% di ieri. In totale sono 48.456 i nuovi contagi da Covid registrati nelle ultime 24 ore (ieri 56.386), 44 le vittime (ieri 40). Stabili le terapie intensive con 227 pazienti ricoverati, due in più, mentre salgono i ricoveri nei reparti ordinari: 5.532 pazienti, ovvero 190 in più di ieri. «Le ombre - dice all’Ansa Carlo Federico Perno, direttore dell’Unità di microbiologia dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma - sono che il virus continua a circolare e abbiamo infezioni, ma, nonostante i nuovi contagi e il conseguente aumento dei ricoveri, anche in età pediatrica, le luci sono determinate dal fatto che c'è poca malattia. La stragrande maggioranza delle persone infettate - afferma Perno - ha una sintomatologia molto contenuta, definibile come piccola influenza, il vaccino sta facendo il suo lavoro, e, soprattutto, il denominatore più importante, quello dei decessi, ci dice che rimangono stabili o addirittura tendono a decrescere, con una mortalità che sta al di stotto dell’1 per mille, rispetto ai numeri di chi si infetta». Dinanzi alla crescita dei casi, l’assessore alla Salute della Regione Lazio, Alessio D’Amato, chiede una «decisione sulle mascherine al chiuso per salvare il turismo». Sul fronte delle cure, la maggiore trasmissibilità di Omicron 5 e l’aumento delle infezioni vede una nuova corsa in farmacia per farmaci e tamponi ma, dice il segretario nazionale di Federfarma, il palermitano Roberto Tobia, «questo non si sta traducendo in nuove code». Sale la richiesta di tamponi fai-da-te ma anche dei tamponi con notifica effettuati dai farmacisti. Mentre su una possibile carenza di farmaci con ibuprofene «al momento - afferma Tobia - non mi sento di dire che c'è un problema di carenza a livello nazionale, fermo restando che in particolari territori, come può essere Roma, ci possa essere questa difficoltà». Andamento dei contagi sorvegliato speciale, dunque, ma anche fronte aperto su post-Covid e questione ospedali che si trovano a dover fare i conti con lunghe liste d’attesa, milioni di visite specialistiche, accertamenti diagnostici, ricoveri, interventi chirurgici, procedure di screening per tumore; e personale sotto stress. Servono «misure straordinarie per evitare il collasso» con l’aumento della spesa corrente per adeguare organici e posti letto, dice il segretario nazionale uscente del sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed, Carlo Palermo, al 25° Congresso Nazionale a Napoli. Le risorse per fare fronte alle liste d’attesa, «non basteranno; il rischio - dice - è quello di aprire sempre più la strada al privato». E oper concludere: «Non può essere considerata attrattiva una retribuzione oraria di appena 60 euro per lavorare magari di notte e nel week end, lordi ovviamente».

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