«Oggi l’Italia è unanimemente considerata a livello internazionale come un Paese guida nella lotta al crimine organizzato e alla corruzione». Così il ministro degli Esteri Luigi Di Maio intervenendo a Napoli all’Assemblea parlamentare del Mediterraneo incentrata sul tema «Convenzione di Palermo: il futuro della lotta alla criminalità organizzata transnazionale».
«La lotta alla criminalità organizzata internazionale - sostiene Di Maio - come sfida comune per una regione strategica per l’Italia, quella mediterranea, in cui la comprensione condivisa del fenomeno, lo scambio di buone prassi e la definizione di strategie coordinate è fondamentale. Valore aggiunto di questo contesto, poi, è la dimensione parlamentare, testimone diretta della volontà e delle sensibilità dei cittadini, e quindi prima e più immediata interprete della sua domanda di futuro».
Il ministro degli Esteri ha ricordato Giovanni Falcone «tra i primi a intuire l’importanza della cooperazione internazionale per contrastare efficacemente le mafie. Il 23 maggio scorso, nel trentennale della strage di Capaci, abbiamo voluto ricordare a Palermo la proiezione internazionale del pensiero di Falcone. Il giudice Falcone ha contribuito a tracciare le linee di fondo della diplomazia giuridica italiana, vera e propria direttrice della nostra politica estera e della nostra azione multilaterale. La Farnesina ha raccolto con orgoglio e responsabilità la sua eredità, concorrendo alla costruzione di principi dello Stato di diritto riconosciuti universalmente».
Poche settimane prima di essere ucciso, ricorda Di Maio, Falcone «prese parte a Vienna alla prima sessione della Conferenza delle Nazioni Unite sulla prevenzione del crimine e la giustizia penale, chiedendo un impegno globale nella lotta alla mafia. La Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale, sottoscritta nel 2000 a Palermo, incarna il pensiero del Giudice Falcone affermando il principio secondo cui, per prevenire e combattere il crimine organizzato, gli Stati devono unire le loro forze e collaborare».
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