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Le mire della mafia sul Pnrr. Maria Falcone lancia l'allarme, Draghi risponde: «Così proteggeremo i fondi»

Draghi con Maria Falcone al convegno di Milano

«Per sconfiggere le mafie, lo Stato deve essere più presente là dove le mafie provano a sostituirsi alle istituzioni. Per questo dobbiamo migliorare i servizi e le reti di assistenza sociale»: lo ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, che oggi a Milano è intervenuto a un convegno sul ruolo della finanza nel contrasto alla mafia. Per questo «dobbiamo favorire l’occupazione, soprattutto tra i più giovani, creare opportunità, rafforzare i legami sociali, a partire dai contesti più marginali e svantaggiati. Sono obiettivi al centro dell’azione del Governo - assicura -, in cima alle nostre priorità».

Draghi sottolinea anche quanto siano decisive «la confisca e la riconversione dei beni sottratti alla mafia» e, al fine di renderne più efficiente la gestione, lancia una proposta nuova: «Istituiamo un Osservatorio Permanente sui beni sequestrati e confiscati, per garantire un’informazione affidabile e aggiornata». Al convegno di Milano il premier spinge affinché i beni tolti ai padrini siano «restituiti alla comunità per ospitare nuova edilizia residenziale pubblica, centri culturali per i giovani, asili nido e centri antiviolenza per donne e bambini».

Draghi, a due giorni dalle commemorazioni del trentennale della strage di Capaci, non dimentica di «celebrare la professionalità, le intuizioni, l’eroismo dei magistrati come Falcone e Borsellino, e degli agenti che hanno lavorato con loro». Ma aggiunge che «nel lungo termine la lotta alla mafia non si può reggere solo sul coraggio dei singoli». Per lui, «la mafia si sconfigge con la cultura della legalità: in famiglia, nelle scuole, sul lavoro, nelle istituzioni. Con lo sviluppo economico, che porti sicurezza, lavoro, fiducia. Con l’impegno dei giovani, degli imprenditori, della società civile. Con la buona amministrazione e la determinazione a estirpare le connivenze che ancora ci sono all’interno delle istituzioni».

Connivenze che mettono paura soprattutto perché c'è da spendere i fondi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) e la presenza di infiltrazione agevola il flusso di capitali verso l'organizzazione mafiosa. «Per proteggere i fondi del Pnrr - dice Draghi - semplifichiamo le procedure, rafforziamo i controlli» e il ruolo dei prefetti, «senza ostacolare le imprese».

Con queste affermazioni il premier risponde anche a Maria Falcone. La sorella del giudice aveva lanciato l'allarme poco prima intervenendo all'auditorium Giorgio Gabee, che ospita il convegno. «Spero che questo flusso di soldi che arriverà con il Pnrr serva per riscrivere la storia del nostro Sud e che non finisca nelle mani dei mafiosi», dice Maria Falcone. L’auspicio è che il Pnrr «sia la base per creare sviluppo in Sicilia». Perché «Giovanni - racconta - diceva sempre che per battere la mafia bisognava farlo nel campo culturale, perché essa stessa è un fatto culturale». Questo «lo abbiamo fatto - aggiunge -, quello che non abbiamo fatto è stato creare uno sviluppo adeguato nel Meridione». A 30 anni dalla strage di Capaci è tempo di bilanci, e secondo Maria Falcone «tanto abbiamo fatto e tanto significa avere messo in carcere la maggior parte dei latitanti di Cosa Nostra». E tanto «hanno fatto le forze di polizia - ha concluso - che hanno continuato il loro lavoro sotto la spinta della società civile».

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