Il vertice fra Berlusconi, Salvini e Meloni per riunire in extremis il centrodestra si farà. O forse no. La Lega ha aperto a questa possibilità e Fratelli d'Italia ha posto subito un ultimatum: l'incontro si faccia entro giovedì a pranzo e si concluda con un patto sulla candidatura unitaria a Palermo e pure sul bis di Musumeci alla Regione oppure la destra virerà su un patto con l'Udc per sostenere a Palermo Roberto Lagalla e a Palazzo d'Orleans l'attuale governatore. “Bene la disponibilità al vertice espressa anche da fonti della Lega dopo la telefonata tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni – ha detto La Russa -. Ora dalla disponibilità occorre passare ai fatti concreti nell'interesse dell'unità del centrodestra. Giorgia Meloni è pronta a incontrare Berlusconi e Salvini anche in conference call domani o, se preferiscono, giovedì mattina. La conferenza programmatica di Fratelli d'Italia che si terrà a Milano da venerdì a domenica renderebbe impossibile il vertice in quei giorni. E, in ogni caso, sarebbe comunque fuori tempo massimo visto che a Palermo è già stato annunciato il ticket Fi/ Lega che inutilmente avevamo proposto di rinviare". La disponibilità di Salvini a incontrare gli alleati è arrivata al termine di una giornata in cui, a un certo punto, è sembrato imminente l’annuncio di Fratelli d’Italia del ritiro di Carolina Varchi per sostenere Roberto Lagalla. Una mossa deflagrante per il centrodestra perché avrebbe di fatto creato due coalizioni: la prima di Lega e Forza Italia a sostegno di Francesco Cascio e la seconda di Fratelli d’Italia e Udc che spinge Lagalla. In mezzo sarebbe rimasta la mina vagante Totò Lentini, che col simbolo dell’Mpa non intende fare passi indietro. Per frenare questo scenario già il segretario regionale della Lega, Nino Minardo, aveva proposto di fermarsi e trattare ancora: “ L'invito è ad andare tutti uniti su Cascio a Palermo, poi vedremo sulle Regionali”. Proposta respinta dagli uomini della Meloni, che chiedono un patto anche su Musumeci. Forzando così il no al bis del governatore già espresso da parte di Forza Italia e Lega. Così sono risalite ieri le quotazioni di un patto per il Comune di Palermo fra FdI, Diventerà Bellissima e Udc. Rilanciato anche dal leader centrista Lorenzo Cesa: “Non c'è più tempo da perdere, abbiamo un'occasione storica per vincere a Palermo. Faccio, quindi un appello a tutti gli alleati del centrodestra: il candidato sindaco c'è ed è Lagalla. Su di lui mi auguro la più ampia convergenza”. E' un patto che agita Forza Italia e Lega, timorosi che a quel punto sulle elezioni a Palermo si innestino manovre regionali: l'ala ostile dei forzisti potrebbe vedere nella sconfitta di Cascio un colpo da Ko anche alla leadership di Micciché in Forza Italia. Un obiettivo che potrebbe essere favorito con un disimpegno sul candidato forzista. È ciò che il vertice di domani o giovedì vuole scongiurare. «Se in Sicilia dovesse saltare il principio della ricandidatura degli uscenti - ha ammonito direttamente Giorgia Meloni - non si vede perché dovrebbe essere mantenuto altrove». Un messaggio chiarissimo agli alleati: se cade Musumeci FdI potrebbe in futuro sfilarsi, non appoggiando un altro Presidente uscente, come quello della Lombardia, il leghista Attilio Fontana, il cui primo mandato scade nel 2023. Un effetto domino, una escalation autolesionista, che se non si dovesse fermare rischierebbe di avere conseguenze letali per la coalizione anche alle prossime politiche.