Attorno al «caso Sicilia» il centrodestra continua a dividersi e a litigare. Ma più che un focolaio locale, sul quale c’è ancora chi cerca di gettare acqua gelata, lo scontro vive ormai su uno scenario nazionale. È a Roma che tutti guardano per capire come finirà la partita tra Berlusconi, Meloni e Salvini. E se qualcuno aspettava segnali concilianti per unire il centrodestra - come vorrebbe fare Francesco Cascio (Fi), uno dei quattro candidati dello schieramento a sindaco di Palermo - deve aspettare ancora. «L’intesa si troverà tra 48-72 ore», assicura Cascio. Ma le sue certezze devono fare i conti con un ultimatum lanciato come un siluro al mattino da Ignazio La Russa, che parla a nome di Giorgia Meloni. La Russa ha lanciato un «appello» alle forze di centrodestra perché non fosse ufficialmente presentata la candidatura di Cascio in ticket con quella da vicesindaco di Alberto Samonà, uomo di Salvini. Secca la replica di Licia Ronzulli, vice presidente dei senatori di Forza Italia, inviata di Berlusconi in Sicilia per cercare di ricucire i rapporti: «L’unità non si ottiene con strappi e ultimatum, ma facendo un passo indietro rispetto alle ambizioni di partito». Un altro fermo invito a non fare un passo troppo lungo viene anche da Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc che invece punta sull’ex rettore Roberto Lagalla, «personalità tanto autorevole da non potere essere etichettata in termini di appartenenza politica». L’«appello» di La Russa agita le acque perché collega le elezioni comunali, che si terranno a giugno, con quelle regionali in programma in autunno. Fdi ha più volte sostenuto che alla Regione vorrebbe confermare Nello Musumeci. «Ha lavorato bene, merita di rimanere dov’è», ha ripetuto Giorgia Meloni. E solo nella prospettiva di una conferma di Musumeci, FdI sarebbe disposto a ritirare la candidatura a sindaco della parlamentare nazionale Carolina Varchi. Altrimenti resterebbe anche lei in corsa ad affollare un’area con troppi concorrenti. Ma il riferimento a Musumeci precipita sugli scenari di un’altra sanguinosa guerra dentro il centrodestra. «Musumeci no», ha tuonato Gianfranco Micciché, presidente dell’Assemblea regionale e coordinatore di Forza Italia in Sicilia. «Contro di lui vincerebbe anche un gatto», si è lasciato sfuggire in una delle tante occasioni in cui ha fulminato il suo dirimpettaio di Palazzo d’Orleans. Gli attacchi di Micciché a Musumeci da un lato hanno fomentato altri focolai dentro Forza Italia (il gruppo parlamentare si è spaccato) e dall’altro hanno reso più fosco il quadro in cui è maturata la candidatura di Cascio, sostenuta da Fi, Noi con l’Italia, Coraggio Italia e Lega che a Palermo fa esordire la nuova lista Prima l’Italia. Anche oggi Micciché ha assicurato che lavora per unire il centrodestra. «Non voglio neanche immaginare che se vinciamo Fratelli d’Italia sia all’opposizione in Consiglio comunale», è la premessa. Ma la conclusione resta una conferma piena della candidatura di Cascio. E quanto alle cause dello scontro con FdI, Micciché ha girato lo sguardo al passato, riportandole al voto per il Quirinale. Torna così lo scenario nazionale al quale Micciché rimanda pure la ricerca dell’unità: «Capisco che Giorgia Meloni non accetti quello che dice Miccichè, ma quello che dice Berlusconi sì. Dobbiamo favorire questo incontro». In serata arriva l'appello all'unità di Silvio Berlusconi: «Sono stato da più parti chiamato ad intervenire sulle candidature alle elezioni siciliane. Mi sembra che la cosa fondamentale sia essere uniti, perché uniti si vince, divisi si perde. Credo quindi che ci debba essere al più presto un incontro tra noi, Fratelli d’Italia, la Lega e le altre forze politiche del centrodestra per individuare e decidere delle candidature condivise». E subito dopo La Russa fa sapere che «il presidente Berlusconi ha chiamato Giorgia Meloni per prospettare una conference call di vertice con anche Matteo Salvini. Fratelli d’Italia ha quindi rinviato di qualche ora «il previsto annuncio di convergere su altre candidature, che siamo pronti a discutere solo nel caso in cui la coalizione dimostrasse di mettere al primo posto la sua unità rispetto agli egoismi, lavorando su un quadro complessivo che punti alla vittoria del centrodestra e non agli egoismi di partito. Per noi, nello specifico, non vi è ragione di discutere la ricandidatura di Nello Musumeci, presidente della Regione uscente apprezzato dai siciliani per la sua concretezza e la sua onestà. Ancora una volta dimostriamo di essere i più convinti sostenitori del centrodestra unito, ma ribadiamo la nostra indisponibilità ad accettare diktat incomprensibili e strategie che abbiano come conseguenza la vittoria delle sinistre». Si ricomincia.