Domenica 22 Dicembre 2024

Regione Siciliana, Musumeci studia la data delle dimissioni

Nello Musumeci al voto alla Camera per l'elezione del presidente della Repubblica

La data fissata in rosso sul personale calendario di Nello Musumeci è quella del 23 aprile. Se davvero il presidente deciderà di mandare la Regione al voto anticipato il 26 giugno (invece che a novembre), dovrà dimettersi al massimo sabato prossimo. Uno scenario che a Palazzo d’Orleans stanno pianificando: un blitz per mettere in difficoltà l’ormai rivale Gianfranco Micciché, lanciato verso la creazione di una coalizione che ha l’obiettivo di bloccare il bis di Musumeci ma che - secondo il governatore - non sarebbe pronto ad affrontare le elezioni entro due mesi. La convinzione di Musumeci è che Micciché non abbia ancora il via libera di tutti gli alleati che lui considera vicini (dall’Mpa all’Udc passando per la Lega) alla creazione di una coalizione che schiererebbe un secondo candidato a Palazzo d’Orleans. Di più, Musumeci è forte di un dialogo ormai palesemente riaperto fra la Meloni e Salvini. E sulla base del risultato di questo dialogo la prossima settimana deciderà se dimettersi o meno. Se Salvini, ascoltando l’ala che fa riferimento al segretario regionale leghista Nino Minardo, siglerà un patto con Fratelli d’Italia e Diventerà Bellissima, allora Musumeci, rafforzato da una coalizione che perderebbe solo Forza Italia (o una sua parte) e l’Udc andrebbe al voto anticipato. Giocando in contropiede su Micciché e sperando che questo condizioni le seguenti scelte dei centristi. Qual è il segnale atteso da Musumeci? Una mossa di Salvini che permetta di chiudere prima di tutto un accordo a Palermo che spinga Fratelli d’Italia e Diventerà Bellissima verso la candidatura del leghista Francesco Scoma in cambio del sostegno della stessa Lega al Musumeci bis. A quel punto Carolina Varchi farebbe un passo di lato per un ticket con Scoma che porterebbe la destra a sfidare i candidati centristi: Francesco Cascio (FI), Roberto Lagalla (Udc) e Totò Lentini (Mpa). E così le coalizioni formatesi per le Amministrative sarebbero le stesse (di base) per le Regionali che - nei piani del presidente - si svolgerebbero nella stessa data degli eventuali ballottaggi, il 26 giugno. Ma oltre alle variabili politiche, sul piano di Musumeci ci sono dubbi di natura costituzionale e tecnica. Gli uffici della Regione hanno già preparato le carte ma sono emersi i problemi. Il primo: Musumeci si dimetterebbe senza che prima vengano approvati bilancio e Finanziaria (ipotesi mai verificatasi), e la procedura elettorale implica delle spese (circa 8 milioni) che così non sarebbero preventivabili. Senza considerare che il vice presidente Armao dovrebbe guidare per la prima volta nella storia un governo dimissionario e formalmente in carica solo per l’ordinaria amministrazione al voto d’aula su una manovra a cui manca un miliardo. E poi, Musumeci dovrebbe contare su un passaggio all’Ars: le dimissioni vanno comunicate lì, in seduta straordinaria, e il conteggio dei giorni per il successivo decreto di indizione dei comizi scatta dalla data di registrazione del verbale della seduta. Anche un piccolo ritardo renderebbe impossibile centrare l’obiettivo di votare il 26 giugno. Per questi motivi la road map studiata per Musumeci dagli uffici prevede pure un’ipotesi di voto il 3 o il 10 luglio con dimissioni nella prima decade di maggio. Ma su questa pure i più fedeli assessori di Musumeci nicchiano temendo urne deserte. Nel frattempo i rapporti fra Musumeci e Micciché sono ormai del tutto azzerati. Il presidente dell’Ars ha detto ieri che «Musumeci è un problema perché se lo ricandidiamo perde di sicuro. Non è che non lo voglio io. Non lo vuole nessuno. In cinque anni ha umiliato i partiti, come fosse l'imperatore». Musumeci ha replicato a tono soffiando sul fuoco della spaccatura interna a Forza Italia, dove mezzo partito è a favore del suo bis: «Miccichè vuole essere colui che dà le carte e in Sicilia questa è operazione molto difficile. La verità è che ha un problema in Forza Italia, altrimenti perché non ha ritirato i suoi 4 assessori?». Di fronte a questo scenario insorge l’opposizione. Per Claudio Fava, Musumeci è in fuga». Per i grillini «le elezioni non fanno paura a nessuno». Mentre il Pd, con il segretario Anthony Barbagallo, «si dice pronto al voto».

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