Silvio Berlusconi è tornato a infiammare la sua gente. Tre anni dopo la sua ultima apparizione in pubblico, in un salone dell’Hotel Parco dei Principi, davanti a un migliaio di militanti stipati e felici, parla di una «seconda discesa in campo», quasi trent'anni dopo il suo primo storico celebre messaggio video, quello dell’Italia «è il Paese che amo». Per 40 minuti, parla di futuro, scandisce spedito le diciannove cartelle del suo discorso, spesso a braccio, senza pause o incertezze, tonico, di ottimo umore. Per la prima volta prende esplicitamente le distanze da Vladimir Putin, un mese e mezzo dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina: «Sono deluso e addolorato: si è assunto una gravissima responsabilità di fronte al mondo intero», ammette. Poi a braccio, aggiunge, quasi rammaricato: «Putin l’ho conosciuto vent'anni fa; mi era sempre parso un uomo di gran buon senso, di democrazia e di pace. Peccato davvero per quello che è successo». Ma va oltre, spendendo parole durissime sulla continua strage di civili: «Di fronte all’orrore dei massacri a Bucha e in altre località ucraine, veri e propri crimini di guerra, la Russia non può negare le sue responsabilità. Dovrebbe al contrario, nel suo stesso interesse, identificare e mettere sotto processo i responsabili di comportamenti che il diritto e la morale considerano inaccettabili anche in tempo di guerra». Quindi propone una via d’uscita dalla crisi: «I rapporti fra Russia, Stati Uniti, Europa, tornino ad essere dialoganti. Ma spetta alla Russia - avverte il Cavaliere - adesso fare un passo nella giusta direzione, facendo tacere le armi. Il cessate il fuoco da parte della Russia è fondamentale e prioritario». Accompagnato da Marta Fascina, chiude la due giorni di Forza Italia, «Italia del futuro», galvanizzando i suoi, e facendo il punto anche sui rapporti con il governo. Conferma fedeltà all’esecutivo di Mario Draghi «fino alla fine», ma avverte che Forza Italia non farà passi indietro, nel rispetto della «dialettica parlamentare»: «Non possiamo rinunciare alla nostra identità sostenendo provvedimenti che negano i nostri principi. Non consentiremo mai a nessun governo - attacca tra gli applausi - di mettere le mani nelle tasche degli italiani, di colpire la casa, che per noi è sacra». Il tema del centrodestra è appena sfiorato: non cita la Lega ma bacchetta Fratelli d’Italia criticandola per «aver perso l'occasione di partecipare al rilancio del Paese». È chiaro che il suo vero obbiettivo oggi è rilanciare con vigore il ruolo di Forza Italia, partito perno della coalizione, dalle forti radici in Europa: «Il nostro centro - sottolinea - è alternativo alla sinistra e distinto dalla destra, con cui siamo e saremo alleati. Il nostro centro è quello il Ppe, il più importante partito nel Parlamento Europeo». È sicuro che, con lui «in campo», Forza Italia può arrivare «molto ma molto più su» rispetto ai sondaggi che la danno già in crescita. Finisce in crescendo, come ai bei tempi, malgrado le 85 primavere, con l’entusiasmo di sempre: «Altre volte vi ho nominato cavalieri della libertà. Oggi vi nomino, vi nomino tutti «costruttori di futuro», perché noi siamo in politica per questo. Per costruire il nostro futuro».