Mario Draghi chiede unità e governabilità ad una maggioranza spesso litigiosa. E’ quello che si aspettano gli italiani, afferma, ed è l’unico modo per consentire all’esecutivo di affrontare le due principali sfide all’orizzonte: le ripercussioni della guerra in Ucraina, con le emergenze sociali ed economiche che si porta dietro, e il Pnrr con le riforme ancora da terminare. Il premier parla in conferenza stampa dopo l’approvazione del Def, auspicando «una strada comune» anche con le imprese e i sindacati, perché il paese è «sotto attacco» su vari fronti: «inflazione, caro energia, mancanza di materie prima, guerra».
Ai partiti che sostengono l’esecutivo, divisi su dossier importanti come il fisco e il Csm, a chi reclama nuovi interventi come uno scostamento di bilancio o l’aumento dei prelievi sugli extraprofitti, Draghi invia un messaggio chiaro: “Ho molta fiducia nella capacità di capire prima di tutto la drammaticità della situazione, e poi la necessità di agire e rispondere sostenendo imprese, famiglie e soprattutto le fasce povere». Quindi ribadisce la promessa, fatta già ai suoi ministri nel pomeriggio: «Faremo tutto ciò che è necessario per aiutare famiglie e imprese all’interno della cornice europea. La disponibilità del governo c’è ed è totale».
Il presidente del Consiglio dà una sferzata anche al dibattito in corso sulle sanzioni alla Russia, su cui l’Italia, ribadisce, è completamente allineata alle decisioni di Bruxelles: «Preferiamo la pace o il condizionatore acceso? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre. Se l’Ue ci propone l’embargo sul gas, siamo contenti di seguire. Quello che vogliamo è lo strumento più efficace per la pace. Ci chiediamo se il prezzo del gas possa essere scambiato con la pace», l’affondo.
Poi, rassicura, anche senza il gas russo «fino a fine ottobre siamo coperti, le conseguenze non le vedremmo fino all’autunno». Per ora l’embargo del gas di Mosca non è sul tavolo, ma il quadro è in continua evoluzione: «Quanto più diventa orrenda la guerra tanto più i paesi alleati si chiedono cosa possa fare questa coalizione per indebolire la Russia e permette a Kiev di sedersi al tavolo della pace». Quindi, alla vigilia dell’incontro con il primo ministro olandese Mark Rutte, il capo del governo parla anche della risposta comunitaria sull’energia: “Ci sarà una proposta che uscirà fra pochi giorni», «ci sono punti di vista diversi fra noi, la Germania e l’Olanda». Ad esempio sul tetto comune al prezzo del gas, cavallo di battaglia dell’Italia. «Continuiamo a discutere» ma «non possiamo solo aspettare», l’intenzione è andare avanti con provvedimenti “nazionali», afferma.
Dopo un periodo di interruzione del confronto, Draghi vedrà anche i sindacati a Palazzo Chigi: una riunione che il premier definisce «importante», perché oggi «l’Italia si trova attaccata da più fronti» e «la cosa più naturale» da fare è trovare «una strada comune». A quegli imprenditori che si lamentano di come non sia più conveniente produrre in Italia, invece, risponde invitando a non drammatizzare: «Si pensa che noi siamo peggio degli altri», o che «i destini mondiali si ripercuotono con maggior impatto» su di noi, invece «le materie prime mancano a tutti in Europa, il cemento manca a tutti e le previsioni tendono in negativo quasi dappertutto». Detto ciò, il governo - come spiega anche il ministro Daniele Franco - è consapevole delle sofferenze del tessuto produttivo, alle prese con l’impennata dei prezzi dell’energia, e per questo valuterà anche di rafforzare gli aiuti.
La governabilità di un paese, scandisce il premier, si esprime con decisione e unità di intenti: «Fra la riaffermazione dei vari partiti e l’unità di intenti sono sicuro che i cittadini scelgono la seconda».
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