Venerdì 22 Novembre 2024

L’Ast nella bufera, Armao: un verminaio. Si dimette il direttore generale Amico

Giovanni Amico

Si è dimesso il direttore generale dell’Ast, Giovanni Amico. La notizia arriva dopo l’audizione, di questo pomeriggio, in commissione Antimafia dell’Ars dell’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, che aveva annunciato l’avvio di una verifica da parte degli uffici di vigilanza sulle società partecipate rispetto alla posizione di Amico (subentrato a Ugo Fiduccia, arrestato), che è indagato nell’inchiesta della guardia di finanza Gomme Lisce sull’ex management dell’Azienda siciliana trasporti.

Armao: «La Regione sarà parte civile»

Nel pomeriggio il vicepresidente della Regione e assessore all’Economia, Gaetano Armao, aveva escluso che qualcuno tra il personale del suo assessorato avesse suggerito all’ex management dell’Ast l’assunzione di persone attraverso l’agenzia interinale coinvolta nell’inchiesta della guardia di finanza che, nei giorni scorsi, ha portato all’arresto dell’ex direttore generale Ugo Fiduccia e a 15 indagati a vario titolo per corruzione, atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, falsità ideologica in atto pubblico, frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata ai danni dello Stato. E definendo «un verminaio inaccettabile» le intercettazioni contenute nell’ordinanza del gip, Armao ha annunciato che la Regione si costituirà parte civile nel processo all’ex management. Ascoltato in audizione per quasi un’ora e mezza, l’assessore ha risposto alle domande del presidente dell’Antimafia regionale, Claudio Fava, e del commissario Roberta Schillaci, nell’ambito dell’istruttoria aperta dalla commissione sulle società partecipate e sull’Ast. In particolare, Fava ha chiesto se i dialoghi intercettati, nei quali si parla di segnalazioni di persone da assumere all’Ast fatte negli assessorati, si riferiscano a quello all’Economia, che ha un ruolo di vigilanza economico-finanziaria sull’Ast: «Conosco l’onestà del mio Dipartimento, non mi risulta e lo escludo», ha risposto Armao, che ha ricostruito alcuni passaggi nel rapporto con l’ex presidente dell’Ast Gaetano Tafuri, anche lui indagato e destinatario di una interdizione dai pubblici uffici per 12 mesi.

I contrasti fra Ast e Regione

L’Antimafia ha chiesto più volte come mai il governo Musumeci non abbia revocato l’incarico al vecchio Cda già due anni fa, quando con una interrogazione il deputato del M5s Luigi Sunseri aveva segnalato le anomalie nelle assunzioni di persone all’Ast attraverso l’agenzia interinale e soprattutto dopo le ammissioni alla stampa dell’ex dg Ugo Fiduccia (arrestato nell’inchiesta) di avere suggerito all’agenzia interinale una quindicina di persone di Marineo (suo paese d’origine), ritenendole professionalmente all’altezza. Su questo punto, Armao ha sottolineato che quando «l’assessorato ha visto comportamenti non lineari è intervenuto». E ha ricordato che quando il governo venne a sapere dell’iniziativa «Ali di Sicilia» con cui l’ex management dell’Ast voleva creare una compagnia aerea, l’ex presidente Tafuri fu convocato alla Presidenza della Regione nell’agosto del 2020. «Fu un incontro molto animato e serio su alcune questioni - ha affermato Armao -. Contestammo alcuni comportamenti, come l’avvio di "Ali di Sicilia", ramo azienda che non rientrava nel piano industriale. Fu stoppata immediatamente. Musumeci disse a Tafuri: "Lei non ha la fiducia del governo, lei non è una persona per bene"». Armao ha evidenziato di avere sempre «contestato il ricorso a società interinali e il ricorso ai facente funzioni», ruolo ricoperto dall’ex dg Fiduccia. «Il tema è stato affrontato - ha ricordato -, la riposta era che senza gli interinali non si potevano fare partire i pullman perché non c’era possibilità di ricambio generazionale. Avevo detto: "Purché gli autisti non diventino amministrativi". Questo mi fu escluso. Prima dei provvedimenti dell’autorità giudiziaria abbiamo sostituito il Cda e abbiamo deliberato in giunta regionale la norma che consente il turnover senza il ricorso agli interinali, formula appropriata per le imprese private ma non per una società pubblica».

La scomparsa di 350 mila euro

Durante l’audizione, è emerso che il commissario Roberta Schillaci ha chiesto al presidente dell’Antimafia di inviare il resoconto delle dichiarazioni rese dal ragioniere generale Ignazio Tozzo alla Corte dei Conti per un’ipotesi di danno erariale in merito alla «scomparsa» di una somma di denaro dell’Ast - circa 350 mila euro - dalle sedi periferiche dell’Azienda e a proposito degli emolumenti incassati dall’ex dirigente Fiduccia che era in età pensionabile e di eventuali anomalie legate all’assunzione attraverso l’agenzia interinale di autisti che in realtà avrebbero poi svolto ruoli amministrativi. «Ogni audizione in Commissione Antimafia fa emergere nuovi particolari che testimoniano una gestione opaca dell’Ast, la società dei trasporti siciliana. È inopportuno che il direttore generale sia presente nell’attuale assetto societario nonostante sia indagato, così come attualmente indagato è un membro del vecchio Cda. Il governo regionale revochi il Cda e avvii un’ispezione», continua il deputato regionale del Movimento 5 Stelle Roberta Schillaci . «I motivi per revocare il vecchio Consiglio d’amministrazione dell’Ast - spiega Schillaci - ai sensi dello stesso Statuto della società e della legge regionale numero 9 del 2015, c'erano tutti, ma inspiegabilmente, non si comprende perché, un Cda inadempiente, intempestivo e omissivo su azioni strategiche, sia rimasto bellamente al suo posto. Si chiede all’assessore Armao di aprire un focus sulla questione dei 100 mila euro che sarebbero spariti dalle casse Ast e su un’altra serie di fatti e inadempienze gestionali che vanno emergendo in questi giorni»  

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