Ora la Regione Siciliana ha un tesoretto di una settantina di milioni per chiudere in tranquillità il 2021 e di oltre mezzo miliardo per programmare le spese del 2022, l’anno elettorale. E così l’accordo che Musumeci e l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, hanno siglato giovedì sera con il ministro Franco ha l’effetto di mettere in ordine i conti e, soprattutto, di sbloccare la manovra finanziaria.
L’intesa è tecnicamente il nuovo patto Stato-Regione sulle misure reciproche. Lo Stato continuerà a ricevere da Palazzo d’Orleans il contributo alla finanza pubblica (fondi per risanare il bilancio nazionale) ma questo nel 2022 non andrà oltre gli 800,8 milioni a fronte del miliardo previsto, e pagato fino a quest’anno. Oltre a questo risparmio immediato di 200 milioni, lo Stato si è impegnato a erogare 100 milioni (formalmente per compensare i costi dovuti all’insularità) e ha autorizzato la Regione a rinviare ai prossimi anni il ripianamento di una parte del vecchio disavanzo. Mossa che lascerà nel 2022 nelle casse di Palazzo d’Orleans altri 211 milioni.
Il totale porta, appunto, a 511 milioni il budget a disposizione di Armao per scrivere la Finanziaria 2022. E a questo punto si delinea una strategia in due mosse. Musumeci ne discuterà a giorni con gli alleati, il piano prevede di approvare entro fine gennaio la Finanziaria con poche misure - fra queste il finanziamento di concorsi per almeno 300 posti - per evitare l’esercizio provvisorio. Raccogliendo così l’appello del mondo produttivo, non ultimo quello dell’Ance che ieri ha avvertito: «Le imprese avanzano ancora crediti per lavori eseguiti a novembre 2020. Un ulteriore esercizio provvisorio aggiungerebbe altri ritardi. Non possiamo più sostenere le anticipazioni bancarie né chiederne di altre». Varata la prima Finanziaria a gennaio, prima dell’estate, a tre mesi dalle elezioni, ci sarà una manovra bis per le ulteriori e ultime spese della legislatura.
È una strategia dettata anche dall’accordo di giovedì sera, che prevede la definizione di una serie di intese con Roma entro giugno 2022. Si tratta dei patti che determineranno quanto lo Stato deve restituire alla Regione su imposte come il bollo, l’Iva e sulle accise. Da questo passaggio deriveranno altre e decisive risorse.
Per Musumeci il patto certifica che «la Sicilia, sul piano dei rapporti finanziari con il governo centrale, è passata da una posizione remissiva e indefinita a un ruolo di coprotagonista». E Armao ieri ha sottolineato che «l’accordo siglato permette di cancellare l’aumento di fondi ceduti allo Stato deciso da Crocetta e Baccei, che avevano portato a 1,3 miliardi questa voce di spesa».
La Regione incasserà subito dallo Stato altri 66,6 milioni. Che costituiscono, insieme ai tagli già decisi dalla giunta, il budget per varare la manovra correttiva di fine anno. Una legge che darà risorse a tutti gli «scontenti» del 2021. In primis, prevede di finanziare un anno di proroga per i 4.600 Asu, dopo il No di Roma alla stabilizzazione. Poi arriveranno 4 milioni per la Protezione Civile, destinati a finanziare le varie emergenze degli ultimi mesi (incendi, alluvioni e interventi a Ravanusa). E ancora 5 milioni e mezzo andranno ai Comuni etnei per affrontare l’emergenza della cenere lavica, altri 5 milioni finanzieranno i traghetti per le Isole minori, 2 milioni sono destinati alla Sas, un milione al fondo Furs per teatri ed enti dello spettacolo, un milione a parchi e riserve, 300 mila euro al Ciapi.
Altri 12,3 milioni saranno pagati ad Accenture ed Engineering, ex soci di Sicilia Digitale, per la chiusura di un vecchio contenzioso e per lo stop alle azioni di pignoramento. Con un ulteriore milione messo a disposizione dell’assessorato all’Ambiente, Toto Cordaro, proverà a rispettare il patto con i gestori dei lidi per abbattere loro i canoni di concessione.
È una mini finanziaria di fine anno che sarà sicuramente appesantita dagli emendamenti che fino a ieri tutti i deputati stavano preparando. E che l’Ars approverà fra lunedì e mercoledì. Primo atto di una lunga stagione di finanziarie in Parlamento, vento nelle vele per l’anno che porterà alle elezioni per il sindaco di Palermo e per il presidente della Regione.
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