Dopo l’approvazione del decreto legge anti-frodi, pensato per evitare gli utilizzi abusivi di tutti i bonus edilizi, l’incubo di chi sta ristrutturando casa sta rapidamente prendendo corpo: le nuove norme, che introducono ulteriori controlli e passaggi nell’iter di approvazione degli sconti, mandano in tilt il sistema attuale, non ancora preparato a sopportare il cambiamento istantaneo imposto dal decreto. Tanto che l’Agenzia delle Entrate ha dovuto interrompere la trasmissione dei documenti necessari per avere gli sconti in fattura e la cessione dei crediti, in attesa di adeguare la sua piattaforma.
Il caos, seppur temporaneo, riaccende la polemica sulla stretta anti-furbetti che alcuni, come il Movimento 5 Stelle, considerano uno scoraggiante aggravio burocratico, che li spinge a chiedere subito «interventi correttivi per evitare che si blocchino i lavori in corso e quelli che stavano per iniziare». Ma nella maggioranza un’altra scintilla è già destinata ad accendersi: con un emendamento al Dl fisco, la Lega, con la firma anche di Matteo Salvini, è tornata alla carica con la flat tax, chiedendone il finanziamento ai danni proprio del pentastellato reddito di cittadinanza.
Le prime a lanciare l’allarme sui bonus casa sono state le Confederazioni artigiane. L’intoppo è tutto burocratico perché il Dl anti-frodi aggiunge due passaggi necessari per ottenere gli sconti in fattura oppure per cedere i crediti agli intermediari. Il primo è l’obbligo del visto di conformità - rilasciato da commercialisti e Caf - per tutti i bonus edilizi, e non soltanto per il Superbonus al 110%, come è stato finora. Il secondo è l’obbligo di «asseverazione della congruità delle spese» per tutti gli interventi senza nessun limite di costi.
«Incomprensibile», secondo Confartigianato Imprese, Cna e Casartigiani, perché per sostituire una semplice caldaia o anche solo una finestra, il nuovo onere rischia di essere più costoso del beneficio fiscale. Peraltro non è ancora chiaro chi dovrà rilasciare l’asseverazione e quali contenuti dovrà avere.
Mentre l’Agenzia delle Entrate ufficializzava l’impossibilità temporanea di trasmettere le comunicazioni per cessione e sconto in fattura, assicurando di aver avviato i «lavori di manutenzione straordinaria per l’adeguamento alle nuove disposizioni normative», la politica ha cominciato ad agitarsi per difendere i popolarissimi sconti, chiedendo conto al governo della confusione che si è generata.
«Se non si apre una seria riflessione sui recenti interventi relativi al Superbonus 110%, corriamo il serio rischio che si generi una situazione caotica tale da vanificare gli effetti della proroga che il M5s ha fortemente voluto», hanno fatto sapere i deputati Riccardo Fraccaro, Luca Sut e Patrizia Terzoni. Solo in serata l’Agenzia ha poi fatto sapere di aver predisposto il nuovo modello per la comunicazione aggiornato in base al decreto, anche se il canale rimane chiuso in attesa del necessario aggiornamento informatico.
I timori di una restrizione dell’accesso ai benefici per le ristrutturazioni sono comunque già realtà nella manovra 2022, dove la platea dei proprietari di villette unifamiliari che possono accedere al Superbonus cala di un terzo. Questo a causa del nuovo tetto al reddito (Isee fino a 25mila euro) previsto dal prossimo anno. Il super-sconto, prorogato ma in versione rivista e corretta nella manovra, costerà poco più di 14 miliardi dal 2022 al 2037.
Intanto, mentre la manovra approda al Senato da dove la prossima settimana partirà la sessione di bilancio, la Lega prova a reintrodurre la flat tax per compensi o ricavi oltre i 65 mila euro e fino ai 100 mila. La proposta è in uno degli emendamenti al dl fisco, con il leader Matteo Salvini primo firmatario. L’emendamento stima oneri per 110 milioni per il 2022, 1,13 miliardi per il 2023 e 860 milioni dal 2024, a cui «si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo per il reddito di cittadinanza».
Il Pd chiede invece di esonerare dal pagamento della Tari alcuni degli edifici della Chiesa citati nei patti lateranensi, dalle basiliche romane al palazzo pontificio di Castel Gandolfo. Proprio mentre Italia Viva propone invece di riscuotere la stessa Tari in bolletta, ricalcando il meccanismo del canone Rai, a favore dei bilanci comunali e per esonerare dalla stessa imposta le attività colpite dal Covid.
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