Lunedì 23 Dicembre 2024

La Corte dei Conti nazionale boccia il bilancio 2019 della Regione Siciliana

Il procuratore generale della Corte dei Conti siciliana, Pino Zingale

La Corte dei Conti nazionale ha accolto il ricorso del procuratore generale della Corte dei Conti siciliana e ha di nuovo bocciato due parti del bilancio 2019. È l'esito del procedimento che si è concluso oggi davanti alle Sezioni Riunite in sede giurisdizionale in speciale composizione, chiamate appunto a decidere se il via libera al documento contabile della Regione arrivato al termine del giudizio di parifica del giugno scorso a Palermo fosse corretto o meno. La sentenza emessa oggi accoglie quindi il ricorso del procuratore Pino Zingale. E obbliga la Regione a correggere in aumento lo stanziamento previsto nel fondo crediti di dubbia esigibilità: si dovrà passare dagli attuali 34 milioni e 992 mila euro a 43 milioni e 503 mila euro. In secondo luogo la Corte dei Conti nazionale ha sollevato questione di legittimità su un articolo della Finanziaria del 2016 con cui la Regione ha spostato a carico del Fondo sanitario nazionale il pagamento della rata annuale da 128 milioni di un vecchio mutuo contratto per la copertura dei debiti delle Asp. In attesa di un giudizio su questo articolo restano sospesi gli effetti finanziari e dunque il rischio è di dover coprire un nuovo buco. Tuttavia, l’assessore all'Economia, Gaetano Armao, circoscrive l’effetto della sentenza a poche correzioni necessarie: «A questo punto, poiché il rendiconto del 2019 è già stato approvato all'Ars, o si fa una modifica in Parlamento per aumentare lo stanziamento sul fondo crediti di dubbia esigibilità oppure la giunta potrebbe decidere di attivare un conflitto di attribuzioni davanti alla Consulta. Vedremo. Di sicuro - dice Armao - stiamo parlando di una correzioni di poco più di 8 milioni su un bilancio di 20 miliardi». Armao ha anche spiegato che «se la Consulta decidesse invece che è illegittima la norma sul pagamento del vecchio mutuo, allora si creerebbe un buco di circa 140 milioni all’anno. Ma è una decisione che non arriverà prima di qualche anno e dunque non comporta azioni da parte nostra adesso. In ogni caso, quella norma che ora finisce sotto accusa è stata approvata dal governo di Crocetta su proposta dell'assessore Alessandro Baccei». La sentenza della Corte dei Conti nazionale ha di nuovo acceso la protesta dell'opposizione sulla situazione contabile della Regione. «Siamo di fronte ad una ennesima bocciatura dei conti della Regione - dice il capogruppo del Pd all’Ars Giuseppe Lupo - che apre ulteriori preoccupazioni sul futuro della Sicilia. Il presidente Musumeci e l’assessore Armao hanno il dovere di illustrare in aula come intendono agire di fronte allo stop della parifica del bilancio 2019. Ormai abbiamo perso il conto degli errori contabili ed amministrarvi di questo governo regionale. Purtroppo il prezzo che i siciliani saranno costretti a pagare per i pasticci di Musumeci sarà altissimo». «Come era prevedibile - dice invece l’altro parlamentare del Pd, Antonello Cracolici - la scelta di approvare il rendiconto 2019 prima della decisione delle Sezioni riunite della Corte dei Conti avrebbe potuto generare un serio conflitto istituzionale. Lo avevo detto in aula in tempi non sospetti, c'era un altissimo rischio di trovarsi in questa situazione ma l'arroganza di Musumeci e del suo governo non ha limiti, il guaio è che questo susseguirsi di decisioni fallimentari sta affossando la Sicilia». Per il grillino Luigi Sunseri ora si pone un problema perché malgrado fosse pendente il giudizio che è arrivato al traguardo oggi il governo ha fatto approvare all'Ars il rendiconto 2019 chiudendo di fatto il bilancio: «Avevo chiesto a Miccichè, Armao e Musumeci di non dare seguito all’approvazione del documento contabile. Ed invece lo hanno fatto, con il voto contrario del Movimento 5 Stelle – ha detto il deputato -. L’approvazione del rendiconto regionale, nelle more della decisione sul ricorso proposto dalla Procura, è stata una mossa sbagliata. Adesso, purtroppo, a pagare le conseguenze dell'incapacità del governo è la Sicilia».    

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