Green pass obbligatorio per decine di categorie di lavoratori, operai compresi, ma con il nodo sui costi dei tamponi non ancora sciolto.
La strategia del governo
Dopo aver incassato la certezza per il voto al decreto legge sull’emergenza Covid senza la necessità di apporre la fiducia, il governo punta ad estendere l’utilizzo del certificato a dipendenti della pubblica amministrazione e aziende. Restano però una serie di questioni da risolvere sul piano pratico e politico, in vista di un eventuale Consiglio dei ministri giovedì 9 settembre: l’idea è di raggiungere la sintesi in un nuovo decreto legge composto di un solo articolo, che dovrebbe prevedere l’estensione del lasciapassare ai dipendenti della pubblica amministrazione e del settore privato.
Il pressing di Confindustria
Nonostante il pressing di Confindustria, dall’esecutivo trapela che - esclusi i fragili - il costo dei tamponi non sarà coperto dallo Stato non solo perché a pagarli non dovrà essere la collettività ma perché ciò costituirebbe un forte disincentivo alla vaccinazione.
La Sardegna a rischio giallo
Il tutto in attesa del monitoraggio di venerdì 10 settembre che potrebbe annunciare la nuova stretta in Sardegna, sempre più in bilico tra la zona bianca e quella gialla, viste le alte percentuali sull’occupazione dei posti letto per Covid, sulla stessa linea di quello che è già accaduto in Sicilia. La Sardegna, al 14%, si aggira da giorni intorno al limite (fissato al 15) per i reparti ordinari e - con il 15% in rianimazione - ha superato di gran lunga quello stabilito per le intensive (la soglia in questo caso è 10) mentre la Calabria registra rispettivamente il 19 e l’8%, la Basilicata 14 e 3% e la Toscana 8 e 9%. La Sicilia, invece, dovrebbe restare per la terza settimana consecutiva in zona gialla, scongiurando quella arancione.
Il bollettino nazionale
Nelle ultime 24 ore, secondo il bollettino, si sono registrati 4.720 nuovi contagi e 71 morti (nel calcolo anche i numeri di alcuni decessi non conteggiati nei giorni precedenti) mentre il del tasso di positività è passato dal 2,5 all’1,5%. I ricoveri in tutto sono 563 in terapia intensiva e 4.307 nei reparti ordinari. Anche se i dati sono al momento stabili, lo sguardo dell’esecutivo è rivolto all’autunno e ai rischi di una nuova ondata.
Gli emendamenti ritirati
Archiviata la questione sul voto in Parlamento al primo decreto di fine luglio che ha introdotto il green pass - tutti i partiti della maggioranza, compresa la Lega, hanno ritirato gli emendamenti al decreto legge all’esame della Camera - il governo è pronto al nuovo provvedimento, anche alla luce delle intese tra sindacati e Confindustria in queste ore: il certificato verde, probabilmente da ottobre, sarà necessario per dipendenti statali e privati.
Il dibattito nel mondo del lavoro
Manca però un tassello fondamentale: chi garantirà i costi dei tamponi per consentire il lasciapassare anche ai lavoratori non vaccinati e come saranno effettuati i controlli? Dopo avere ricevuto ieri a Palazzo Chigi il segretario della Cgil, Maurizio Landini, in queste ore il premier Mario Draghi ha incontrato il leader degli industriali, Carlo Bonomi, che invoca il passaporto verde e sui test avverte: «Se c’è un accordo tra le parti sociali bisogna poi pensare ad un intervento sociale, non si può pensare che il costo sia a carico delle imprese». E Landini, pur non dichiarandosi contrario all’introduzione del certificato nei luoghi di lavoro, chiede che «governo e Parlamento si assumano la responsabilità politica di prevedere l’obbligo vaccinale per tutti, obbligo previsto allo Stato solo per il personale sanitario» in modo da «evitare di produrre nei fatti divisioni nei luoghi di lavoro». Confapi, la confederazione delle piccole e medie imprese, sarebbe invece favorevole all’eventualità che a pagare i tamponi siano i cosiddetti «enti bilaterali» cioè quella rete che ruota attorno alle società per fornire servizi.
L’ipotesi del vaccino obbligatorio
Anche il segretario della Lega, Matteo Salvini, insiste: «Test gratuiti soprattutto a minori, disabili, per le famiglie con figli che non possono spendere 30 euro a tampone per due o tre ragazzi», aggiungendo un secco «no a qualsiasi tipo di obbligo visto che gli italiani già in 40 milioni hanno volontariamente, liberamente e positivamente scelto di vaccinarsi». Ipotesi che invece non è del tutto scartata dall’ex premier e capo dei Cinquestelle, Giuseppe Conte: «Se si arriverà, alla luce dei dati epidemiologici e delle condizioni che ci saranno fornite, alla proposta di rendere obbligatorio il vaccino non lo escludiamo affatto».