Domenica 22 Dicembre 2024

Ricorso al Tar contro la Regione per bloccare l'imminente apertura della caccia in Sicilia

Le terre attorno a Gibellina Vecchia dopo l'incendio

Le associazioni ambientaliste hanno impugnato di fronte al Tar il calendario venatorio siciliano, in vista dell’apertura della caccia prevista per mercoledì primo settembre. Il motivo è che l'attività dei cacciatori , peraltro in anticipo, potrebbe ulteriori danni a un territorio già devastato da incendi e caldo record. E proprio contro gli incendiari, nella fattispecie nella riserva orientata delle Saline di Trapani e Paceco, tuona il Wwf.

La tortora da proteggere

«Si riapre la caccia in Sicilia - affermano in una nota congiunta Wwf Italia, Legambiente Sicilia, Lipu BirdLife Italia, Lndc Animal Protection ed Enpa - nonostante l’intensa stagione siccitosa e la drammatica e catastrofica ondata di incendi, tuttora in corso, che stanno devastando il territorio. Ma il Calendario venatorio emanato dall’assessore all’Agricoltura, Toni Scilla, ha addirittura anticipato di ben un mese la data di apertura ed ha previsto la caccia anche alla tortora selvatica, specie a rischio a livello europeo ed in precario stato di conservazione, che il ministero della Transizione ecologica e l’Ispra (Istituto superiore protezione e ricerca ambientale) avevano più volte chiesto alla Regione di escludere dall’elenco delle specie cacciabili». L’Italia, spiegano poi, rappresenta un'importante area di passo nelle migrazioni della tortora tra l’Europa e l’Africa.

L'azione legale dopo le diffide

Nelle scorse settimane le associazioni ambientaliste ed animaliste avevano inviato due diffide, un documento tecnico-scientifico e numerosi appelli al presidente della Regione, Nello Musumeci, per chiedergli di revocare il Calendario. «Già nelle precedenti stagioni venatorie - sottolineano gli ambientalisti - il Tar ed il Consiglio di giustizia amministrava hanno pesantemente censurato i Calendari venatori siciliani, ritenendoli illegittimi e sospendendo la caccia in via cautelare. Anche quest’anno, pertanto, le associazioni ambientaliste ed animaliste si rivolgono con fiducia alla magistratura, per impedire forzature e violazioni di legge e per difendere, ancora una volta, gli animali selvatici che - ricordano - costituiscono “patrimonio indisponibile dello Stato” e non bersagli mobili per il divertimento dei fucili».

I tre ricorsi già vinti

Per Dante Caserta, vicepresidente del Wwf Italia, «la pratica delle preaperture della caccia è una vergogna. Queste sono ormai attuate non come eccezione, ma come regola, nonostante i pareri contrari degli organi di indirizzo e controllo in materia e i nostri appelli alla ragionevolezza e al rispetto delle regole europee e internazionali per la tutela di fauna e ambienti selvatici. Appelli rimasti in gran parte inascoltati». Il numero 2 del Wwf spiega che «dal primo settembre si rimetteranno in funzione le doppiette per quei cacciatori delle Regioni che hanno autorizzato, spesso illegittimamente e sempre in maniera irragionevole e scellerata, la caccia in “preapertura”, in attesa dell’apertura ordinaria della stagione venatoria del 19 settembre. L’intensa ondata di calore che ha duramente colpito l'Italia e l’Europa avrebbe dovuto indurre i governatori regionali a prendere misure immediate e drastiche per attutirne gli effetti nefasti sulla natura, sull'agricoltura, sulle aree colpite dagli incendi, sugli animali selvatici. Gli “avvocati del Panda” e delle altre associazioni stanno lavorando senza sosta per bloccare questa crudele barbarie - conclude Caserta -, ottenendo già tre pronunce positive dai Tar di Veneto, Abruzzo e Calabria». Ora l’associazione attende che si pronunci anche il tribunale siciliano.

I due roghi nella riserva delle Saline

Il Wwf segnala poi la drammatica situazione incendi nella riserva delle Saline di Trapani e Paceco, che gestisce. «La concomitanza dei due roghi non lascia dubbi sulla matrice dolosa degli incendi», afferma il Wwf Italia con riferimento agli ultimi assalti, a distanza di poco tempo, in due aree differenti. Un pomeriggio di fuoco, iniziato quello di ieri con l’allarme delle 15.30 lanciato dalla direttrice della Riserva, Silvana Piacentino, e anestetizzato dall’intervento dei vigili del fuoco, della Protezione civile e dei volontari di alcune associazioni locali. Il primo incendio ha riguardato «l'area Pantano Baiata, acquisito dal patrimonio della Regione, per tutelare la presenza della cavalletta, endemismo puntiforme unico al mondo», si legge nella nota del Wwf Italia. Il secondo incendio invece è divampato, poco dopo, nelle vicinanze. «Nonostante il tempestivo intervento e le misure messe in atto quando brucia un’area all’interno di un sito protetto, il danno non si può misurare esclusivamente in termini di superficie percorsa dal fuoco: un’area come quella della Riserva Naturale delle Saline - continua la nota - rappresenta un sito di elevata biodiversità, dove ogni centimetro di territorio è importante in termini di tutela di specie vegetali, animali ed habitat, in un territorio già fortemente sottoposto a diverse minacce e pressioni». Per Silvana Piacentino «la devastazione provocata dagli incendi dolosi riguarda tutti noi, infligge danni al patrimonio tutto, alle attività e alle persone. La collaborazione tra tutte le autorità impegnate nella lotta contro gli incendi e la presa di coscienza della collettività sono tra gli elementi cardine di contrasto all’azione criminale di chi vuole distruggere il nostro patrimonio naturale».  

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