Matteo Salvini calibra il tiro sul dossier migranti, puntando il dito solo sulla titolare del Viminale, Luciana Lamorgese, a cui chiede «un segnale se ne è capace, entro agosto, contro gli sbarchi», ma risparmiando il governo. Se a freddo, ammonì qualche giortno fa che, in caso di mancata risposta, la Lega avrebbe anche potuto far mancare il suo appoggio all’esecutivo, oggi assicura che il suo partito «al governo ci sta e ci sta bene». Quindi, dopo aver incontrato Giancarlo Giorgetti, sta molto attento a non coinvolgere minimamente nello scontro Mario Draghi, che anzi, secondo Salvini, sarebbe praticamente dalla sua parte: «Sono convinto che Draghi riuscirà a svegliare Lamorgese, sono ottimista: il premier è consapevole che non si può mantenere questo ritmo di sbarchi. Siamo ad agosto e siamo a 30mila, cosa aspettiamo che siano 100mila? Sono convinto - aggiunge prima di lasciare il Papeete - che arriverà un cambio di passo. È un problema di sicurezza che dovrebbe riguardare tutti, non solo la Lega. Serve un segnale, la ministra blocchi, regoli, espella, ma ora, entro agosto, non a dicembre».
Ma il segretario leghista ha anche aperto un fronte interno al centrodestra, con Silvio Berlusconi che riprende l’iniziativa chiarendo che federazione o unione non si dovranno annullare le identità dei singoli partiti. E, a sorpresa, attende l’arrivo a Villa Certosa di Giorgia Meloni per fare il punto della situazione, a quanto pare senza Salvini. Intanto,, in meno di 24 ore, il segretario leghista, dalla festa di Milano Marittima, passa dall’ultimatum a posizioni più dialoganti. Tuttavia, questa attenuazione dei toni non evita che sulla figura di Luciana Lamorgese si scateni lo scontro all’interno della maggioranza, con Pd e M5s che fanno quadrato sul ministro, accusando la Lega, con le sue bordate, di voler mettere in difficoltà il lavoro l’esecutivo. Accuse che Matteo Salvini respinge al mittente: «Mi criticano sul fatto che sarei io a indebolire il governo, ma sono Pd e M5s - ricorda - a fare il tiro al piccione. Ieri in aula ne mancavano 40 di grillini in aula sulle pregiudiziali sulla giustizia...».
Intanto oggi, a margine della festa tiene banco il faccia a faccia tra il segretario e il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. I due si sono visti nella hall dell’albergo Miami, a dieci metri dal celebre Papeete, il lido diventato ormai un luogo iconico per la figura del «Capitano», come i militanti leghisti amano chiamare Salvini. Un faccia a faccia di circa 40 minuti, a pochi metri dai giornalisti presenti, a dimostrazione di massima convergenza di vedute. Al termine, la classica photo opportunity, con i due dirigenti sorridenti e rilassati. «Tra noi - chiosa Salvini - non c'è bisogno di nessun patto. Non c'è niente da chiarire. Abbiamo pianificato insieme il lavoro che ci aspetta, tra green pass, pensioni, lavoro e Mps». «Cosa pensate - conclude ironico il ministro - che fossimo qui a fare la pace come Reagan e Gorbaciov in Islanda? Va tutto bene».
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia