«La legge voto sulle Zone franche montane in Sicilia, approvata all’unanimità il 17 dicembre 2019 dal Parlamento regionale, è compatibile con le vigenti disposizioni legislative e regolamentari nazionali e comunitarie. La legge consente di avviare il corretto percorso per una fiscalità di sviluppo nella Regione siciliana, correggendo gli errori commessi nel passato allorquando si è fatto ricorso al c.d. regime de minimis». È l’incipit della richiesta inviata, da oltre cento sindaci delle terre alte di Sicilia, al ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Maria Stella Gelmini, al presidente della Regione Nello Musumeci e al presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato, Luciano D’Alfonso.
Sindaci e associazione Zone franche montane chiedono «che venga dato seguito all’unanime volontà del Parlamento siciliano - tra l'altro con il parere favorevole del governo - ovvero, che la Commissione Paritetica, tra lo Stato e la Regione, destini il cespite tributario dell’Iva all’importazione per la copertura finanziaria stabile della norma in esame». Nelle more, «affinché si promulghi senza ulteriori indugi la legge», si chiede nella missiva «di ricorrere per l’iniziale finanziamento ad una delle tante misure che assegnano disponibilità finanziarie alla Regione Siciliana per le attività economiche».
«Il documento che abbiamo sottoscritto - dice Vincenzo Lapunzina, presidente dell’associazione e coordinatore regionale del comitato - rappresenta una pagina di storia della Sicilia dopo l’Autonomia. Ci aspettiamo lealtà dal presidente Musumeci nei confronti dell’Ars e di chi rivendica il diritto di risiedere nelle Terre alte dell’Isola. Al momento riscontriamo un sostanziale disinteressamento del governo regionale, soprattutto dell’assessore all’Economia, Gaetano Armao, che tutto fa, nelle sue missioni romane, tranne che sostenere le nostre legittime rivendicazioni».
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