«Domani, di buon mattino, entrerò in assessorato e fino a quando non ci sarà il documento pronto, da portare in giunta, non uscirò. Notte compresa. Sono disposto anche a dormire lì». È l’impegno assunto dal vicepresidente della Regione, Gaetano Armao, rispetto alla rivendicazione degli imprenditori siciliani, che lamentano un netto ritardo nei pagamenti per lavori svolti a beneficio della pubblica amministrazione.
Il grido d’allarme è stato lanciato da Ance, l’associazione nazionale dei Costruttori edili. «Da ben 10 mesi - denuncia il presidente provinciale di Agrigento, Carmelo Salamone - la Regione non versa un centesimo nelle casse delle imprese, che oggi stanno comunque meritoriamente continuando i lavori assegnati, indebitandosi pur di rispettare gli impegni presi. Tutto è sulle spalle degli imprenditori, con il rischio concretissimo di un vero e proprio default del sistema. Una situazione insostenibile – prosegue il presidente provinciale di Ance – sia per la crisi, sia per l’aumento significativo dei costi per le materie prime. Uno scenario assolutamente negativo che sta mettendo in ginocchio un intero comparto. Molte aziende potrebbero decidere, stante l’assenza dei trasferimenti, di chiudere le attività in corso. Sarebbe un danno per tutti, in primis per i cittadini, dato che molti di questi cantieri sono stati avviati in pompa magna e con cerimonie per il taglio del nastro, a cui erano presenti proprio esponenti della Regione. Ed in questa ottica – sottolinea Salamone - appare quasi ironico che annuncino misure straordinarie di sostegno per i danni provocati dal Covid».
Dal canto suo, l’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, mette le mani avanti. «Io non posso che condividere la preoccupazione e la rabbia delle imprese e schierarmi dalla loro parte – afferma l’assessore – ma purtroppo i tempi lunghi sono frutto di regole che oserei definire micragnose».
Sul banco degli imputati c’è il decreto legislativo 118 sull’armonizzazione economica e finanziaria. «Si tratta di una recente norma, decisa unilateralmente, concepita per regolamentare la contabilità dei Comuni, ma poi estesa alle Regioni. Quindi l’abbiamo sostanzialmente subita, è una follia. Perché un conto – spiega Armao – è applicare queste regole per un piccolo Ente, altro conto è applicarle per una struttura delle nostre dimensioni. La Regione Siciliana, per intenderci, dispone di un bilancio consolidato triennale di 90 miliardi e di un bilancio annuale di 21 miliardi. E per di più svolge funzioni che in altre parti d’Europa sono di competenza degli Stati. Il decreto impone espressamente che si può cominciare a spendere solo quando si definisce l’accertamento dei residui attivi e passivi dell’anno precedente. Capite bene – osserva ancora Armao – che queste dinamiche richiedono, in riferimento al nostro contesto, una tempistica non indifferente, tenuto conto che i rilievi contabili riguardano dipartimenti come Agricoltura, Attività Produttive e Infrastrutture. Ho fatto circolari e comunicazioni, il mio impegno non è mai mancato – conclude il vicepresidente di Palazzo d’Orleans – e non mollerò fino a quando queste nostre imprese, a cui ribadisco la mia vicinanza, non percepiranno i soldi, consapevole che, già sofferenti per la crisi legata alla pandemia, non possono sopportare ritardi per adempimenti del tutto formali, burocratici e contabili. È ovvio che chiusa questa parentesi, il problema va affrontato».
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