Lunedì 23 Dicembre 2024

Siciliacque, le associazioni dei Comuni pronte all’azione legale

L’Amap di Palermo ha deciso di trattenere le somme extra versate a Siciliacque per pagare le scorte idriche dal 2016. Le Ati, le associazioni di Comuni che curano la distribuzione a livello provinciale, sono pronte a un’azione legale contro la partecipata regionale. E le associazioni dei consumatori hanno attivato i propri avvocati per aiutare gli utenti a chiedere i rimborsi delle bollette pagate a tariffe definite da una sentenza illegittime. È uno tsunami che si sta abbattendo sulla partecipata (per il 25% dalla Regione e per il 75% dalla multinazionale francese Veolia), erede dal 2004 del ruolo dell’Eas. Al punto che Siciliacque ha già fissato per il 4 agosto un consiglio di amministrazione in cui affrontare le conseguenze della sentenza del Cga. L’8 luglio il Consiglio di Giustizia amministrativa ha dichiarato illegittime le tariffe decise e applicate da Regione e Siciliacque dal 2016 perché non poteva essere un ente regionale a decidere il costo dell’acqua ma questo andava determinato dalle Ati in ogni provincia.

Le maxi tariffe in Sicilia

«La sentenza chiarisce che la tariffa applicata in Sicilia - osserva Alfio La Rosa, presidente di Federconsumatori - è risultata troppo elevata». In Sicilia il prezzo dell’acqua è di 0,696 euro al metro cubo, il doppio di quanto si paga in altre regioni. Si tratta del costo alla fonte, pagato a Siciliacque soprattutto dalle società che poi rivendono ai singoli cittadini. Ciò ha portato a una giungla di costi: Federconsumatori ha messo in evidenza che una famiglia di 3 persone per un consumo medio di 150 metri cubi paga 360 euro ad Agrigento, 444 a Caltanissetta, 178 a Catania, 561 a Enna, 231 a Messina, 317 a Palermo, 350 a Ragusa, 234 a Siracusa e 264 a Trapani.

Le azioni legali

Il punto è che ad agire contro Siciliacque non possono essere autonomamente gli utenti. O almeno non ovunque. Ciò, spiega La Rosa, può avvenire solo dove Siciliacque serve direttamente le case senza passare da società intermediarie (come è l’Amap). E proprio per aiutare questi utenti Federconsumatori si sta muovendo: «Una class action non è possibile - spiega La Rosa - ma i nostri avvocati stanno studiando la sentenza del Cga per predisporre le eventuali azioni legali e ottenere i rimborsi delle somme extra».

Le mosse dei sindaci

Le associazioni dei consumatori stanno però pressando le Ati perché si rivalgano su Siciliacque in modo da ottenere rimborsi e/o tagli delle future bollette che permettano un alleggerimento dei costi per gli utenti. L’Ati di Agrigento, guidata dal sindaco di Sciacca Francesca Valenti, si sta già muovendo: «I nostri legali stanno studiando se applicare un meccanismo di compensazione sui costi delle future scorte idriche o se chiedere il rimborso a Siciliacque di quanto già pagato in più dal 2016 a oggi». Amap invece ha già deciso di optare per una compensazione: «Noi - spiega l’amministratore Alessandro Di Martino - stiamo calcolando quanto abbiamo versato in più a Siciliacque e lo tratterremo dalle prossime forniture». Lo stesso sarebbero pronte a fare le altre Ati. In questa seconda opzione al cittadino non toccherà alcun rimborso perché sia l’Amap che le altre società che hanno acquistato da Siciliacque hanno poi rivenduto a prezzi diversi e quasi sempre più bassi.

La strategia di Siciliacque

È una partita che vale decine di milioni per Siciliacque. Ieri la partecipata ha letto in modo diverso la condanna dei magistrati amministrativi: «La sentenza del Cga riguarda unicamente l'identificazione del soggetto competente a determinare la tariffa. Non entra infatti nel merito della congruità, ossia del calcolo». Secondo Siciliacque «la tariffa dell’acqua all’ingrosso è sempre stata elaborata in base agli algoritmi e al sistema di calcolo reso disponibile dall'Autorità per la Regolazione di Energia, Reti e Ambiente». La società scommette sul fatto che quando verrà individuata la nuova tariffa, questa non si discosterà molto dalla attuale. E tuttavia Siciliacque fa sapere di «aver già comunicato ai gestori d'ambito e alle Ati che, se la tariffa approvata dal nuovo soggetto dovesse essere diversa dalla vecchia, si genereranno dei conguagli positivi o negativi da inserire nelle tariffe dei prossimi anni. Non ci sono i presupposti per eventuali ricorsi non essendoci ancora una tariffa di riferimento. E comunque scatterebbe sempre il meccanismo dei conguagli».

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