«Ci sono delle stranezze che ci lasciano perplessi: ad esempio in Lombardia, una tra le regioni più vaste d’Italia, non è stato rinvenuto nessun sito potenzialmente utile. Vorremmo capire quale criteri sono stati adottati, questo modo di procedere ci preoccupa, sembra più guidato dal caso che non da motivazioni reali. Per questa ragione, faremo le barricate e non ammetteremo mai che la Sicilia possa ospitare un deposito di rifiuti nucleari. Su questo non si torna indietro, c'è assoluta unità d’intenti». Così l’assessore al Territorio e Ambiente della Regione siciliana, Toto Cordaro, nel corso della conferenza stampa a Palazzo d’Orleans, a Palermo, per illustrare e sottoscrivere la relazione conclusiva che dimostra la «non idoneità» dei quattro siti siciliani - la zona delle Madonie fra Castellana Sicula e Petralia Sottana, Trapani, Calatafimi-Segesta e Butera - tra i 67 siti inseriti nella Carta delle aree potenzialmente idonee per il deposito di rifiuti radioattivi dal governo nazionale.
All’incontro hanno preso parte anche il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida, il sindaco di Petralia Sottana Leonardo Iuri Neglia, quello di Castellana Sicula, Francesco Calderaro, il sindaco di Butera Filippo Balbo e il commissario straordinario di Calatafimi Segesta, Francesco Fragale.
Le quattro relazioni, una volta firmate, verranno inviate alla Sogin, società che per conto della Presidenza del Consiglio dei ministri si è occupata di elaborare la Cnapi, la Carta Nazionale Aree Potenzialmente Idonee. Il 3 luglio scadranno i termini della consultazione pubblica che dovrà valutare tecnicamente le controdeduzioni sulla idoneità - a cui la Regione Siciliana si oppone - dei siti individuati da Roma.
«Abbiamo lavorato con grande senso di responsabilità e tutti i soggetti coinvolti, tra cui 50 comuni, hanno ribadito la volontà di dire un 'nò secco alla possibilità che nell’Isola vi possa essere il deposito unico nucleare», ha ricordato Cordaro.
«Nell’area individuata ci sono tra i vigneti più importanti d’Italia - ha detto Balbo - il 90 per cento dei frutteti della zona e i mandorleti più rinomati della regione. Immaginiamoci cosa potrebbe accadere per l’economia di questi Comuni. Queste contraddizioni dimostrano che chi ha scelto questi aree ignora la realtà di questi territori». A fargli eco, Calderaro: «Le zone potenzialmente idonee ospitano centinaia di ettari certificati come agricoltura bio, sono limitrofi all’area del Parco delle Madonie e circondati da Comuni e borgate».
Nel documento, oggi inviato a Roma, si sottolinea infatti come «non sia stato definito in maniera oggettiva il peso da attribuire a ciascun criterio di esclusione», e tra le criticità che porterebbero ad escludere l’Isola c'è la «sismicità elevata delle aree individuate» molte delle quali «a rischio geomorfologico elevato», la presenza di «nove laghi artificiali (zona di Calatafimi) la cui falda potrebbe interferire con la struttura di fondazione», la «non adeguata distanza dai centri abitati», la presenza di «produzioni agricole di qualità» e la «prossimità di luoghi di interesse archeologico e storico».
Dati «insormontabili» che dimostrerebbero come la Sicilia «non sia adeguata a ospitare il deposito di rifiuti radioattivi, ha puntualizzato ancora Cordaro, per il quale «non esistono ristori economici che possano giustificare tale ipotesi da parte del governo regionale e dei comuni delle aree interessate. Per queste ragioni, a partire dal 4 luglio, manterremo per i prossimi quattro mesi un alto grado di preoccupazione e continueremo a vigilare per tutelare i nostri territori».
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