E adesso? Una volta scesi sul gradino più basso dell’emergenza, che estate ci aspetta? Per il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, c’è solo un interlocutore che può rispondere a questa domanda, e non è un virologo o un epidemiologo, ma l’intera popolazione dell’Isola, «perché la zona bianca, per quanto importante sia per i nostri comparti produttivi, non è un traguardo, ma una tappa: il vero argine al Coronavirus, più che dai i colori, dipende dalle vaccinazioni e dai comportamenti, e fino a quando l’ultimo dei cittadini non avrà completato il ciclo vaccinale, abbiamo il dovere di restare tutti cauti, rispettando le regole anti-Covid. Ai siciliani chiedo dunque ancora prudenza: da domani avremo un po’ più di libertà, ma bisognerà utilizzarla con razionalità, senza esagerare».
Presidente, ma se la Sicilia resta in vetta tra le regioni per numero di contagi giornalieri, incidenza settimanale e focolai attivi, può essere solo un problema di comportamenti o c’è dell’altro? Non si poteva fare qualcosa di più per entrare prima in zona bianca?
«Abbiamo sempre rispettato le normative nazionali, prendendo provvedimenti più restrittivi laddove l’incidenza settimanale delle infezioni in rapporto alla popolazione superava i limiti massimi previsti dalla legge, monitorando costantemente il quadro epidemiologico di ogni comune e di ogni territorio. Cos’altro avremmo dovuto fare? Se nell’Isola ci sono ancora diversi focolai attivi e quattro zone rosse, non è certo un problema istituzionale, ma di condotte irresponsabili da parte di una minoranza di siciliani: basta un banchetto, un matrimonio, una cresima per poter accendere un cluster e infettare un intero centro abitato. Lo ripeto: ci vuole ancora molta prudenza».
In linea teorica, la Regione può disporre misure più stringenti non solo a livello comunale, ma anche in scala provinciale, come è accaduto tempo fa per l’area metropolitana di Palermo, dove le restrizioni hanno funzionato. Succederà ancora, nelle province che presenteranno parametri epidemiologici superiori alla soglia del bianco, come oggi il Nisseno, dove l’incidenza è al di sopra della soglia critica di 50 positivi ogni 100 mila abitanti?
«Non lo escludo: è un’ipotesi che ho preso in considerazione assieme all’assessore alla Salute, Ruggero Razza, ma è l’ultima ratio. Adesso, per consolidare i parametri da bianco in tutta la regione, a partire dalle province che in questo momento preoccupano di più, cioè Caltanissetta ed Enna, proveremo un’altra strada: già dalla prossima settimana, nei comuni che hanno un’incidenza settimanale superiore ai 150 casi ogni 100 mila abitanti partiremo con la vaccinazione di prossimità, inviando le unità mobili delle Asp per dare la possibilità a chi non ancora ha ancora effettuato la prima dose di riceverla vicino casa. È un modo per mettere in sicurezza più velocemente la popolazione ed evitare il moltiplicarsi delle zone rosse».
L’Isola resta ultima tra le regioni per somministrazioni vaccinali, e mentre la Federazione sindacale medici uniti lamenta una carenza di prime dosi negli ambulatori dei medici di famiglia che hanno aderito alla campagna, in Sicilia permane la diffidenza verso AstraZeneca. Come si può ingranare la marcia?
«Non siamo più fanalino di coda nelle vaccinazioni, e quanto ai medici di famiglia, non mi occupo di dichiarazioni sindacali ma posso rispondere che tra poco metteremo a loro disposizione il 30% delle dosi dei vaccini che ci arrivano. In questi giorni abbiamo incrementato il ritmo delle inoculazioni e un’altra accelerazione potrebbe arrivare dall’Open day in programma fino a martedì in tutti gli hub siciliani, rivolto, oltre che alle persone con fragilità di qualsiasi età, agli over 60 che vorranno ricevere Pfizer e Moderna: è la prima volta che succede in Italia, e la Sicilia, ancora una volta, fa da apripista. È un modo per stimolare la gente a superare la diffidenza, che, purtroppo, non è solo nei confronti di AstraZeneca, ma dei vaccini tout-court».
Intanto, la famigerata variante Delta incombe anche sulla Sicilia. C’è un piano regionale per arginarne la diffusione? Ripristinerete l’obbligo di tamponi per chi arriva da altre regioni?
«Le epidemie non si sconfiggono con i piani regionali, ma con le normative nazionali. Stiamo aspettando dunque le direttive da Roma. Di certo, fin quando durerà l’emergenza, non smobiliteremo le nostre strutture sanitarie, dagli hub vaccinali ai reparti ospedalieri dedicati ai pazienti Covid, che stiamo sì iniziando a riconvertire, ma con gradualità».
Ma all’immunità di gregge entro l’autunno ci arriveremo davvero?
«Se le dosi da Roma arriveranno regolarmente e con puntualità, centreremo il traguardo. Sono fiducioso, anche perché tra qualche giorno arriveranno altre 300 mila dosi di Pfizer che ci permetteranno di navigare per tutto luglio. Temo però un calo delle somministrazioni ad agosto, vuoi per il caldo vuoi perché la popolazione si concentrerà di più sul mare e sulle vacanze».
A proposito: che estate sarà per i comparti produttivi, a cominciare dalla filiera del turismo? Riusciremo a riprenderci dopo mesi di restrizioni e incassi al lumicino?
«Sono fiducioso anche su questo fronte. Con la zona banca gli operatori economici torneranno a respirare, a cominciare proprio dal settore turistico, dal quale mi arrivano notizie rassicuranti, con gli albergatori che registrano già il tutto esaurito per agosto. E nell’attesa dei sostegni previsti da Roma, le aziende in difficoltà potranno contare sui 250 milioni di euro di prestiti messi in campo dalla Regione».
La sospensione dei mutui accesi con l’Irfis verrà prorogata?
«È una valutazione che l’Istituto farà in questi giorni. Per quanto mi riguarda, credo che bisogna dare più tempo agli imprenditori per rialzarsi».
Con il senno del poi, ha qualche rimpianto nella gestione dell’emergenza, qualcosa che avrebbe dovuto o potuto fare e non ha fatto?
«Nessuno è perfetto, la pandemia ha colto di sorpresa tutta la comunità internazionale e anche noi abbiamo commesso degli errori. Detto questo, chi ha improntato la propria azione al massimo del rigore, non può aver nulla da rimpiangere».
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