Settanta giorni per preparare il percorso. Poi, da luglio, partirà il viaggio delle Agorà Democratiche la cui meta sarà quel «partito nuovo» prefigurato da Enrico Letta durante la sua relazione all’assemblea che lo ha eletto segretario. Oggi il leader dem ne ha parlato nel corso della nuova riunione del parlamentino Pd, convocata per fare il punto sull'attualità politica, ma anche sul lavoro interno al partito. Gran parte della relazione è stata incentrata sui vademecum appena elaborati dal team del Nazareno e che dovrebbero offrire una sorta di 'mappa' del percorso da fare. «Con le Agorà democratiche si apre un semestre di lavoro, dal primo luglio al 31 dicembre, molto bello e molto intenso dal quale vorrei uscisse una risposta alla provocazione: non serve un nuovo segretario, serve un nuovo partito», ha spiegato Letta. «Abbiamo settanta giorni da oggi al primo luglio, coinvolgeremo tutti gli organi del partito, poi partiremo con un processo che durerà un semestre e che deve essere un processo interno ed esterno al partito. Non sarà un semestre in cui ci guardiamo l’ombelico. Il nostro deve essere un partito che risolve i suoi problemi di identità se si costituisce come partito attrattivo e discute della democrazia», ha aggiunto: «Le Agorà saranno un modo per aprire un dibattito in Italia sul futuro della democrazia». Anche perchè «oggi la democrazia è sfidata a livello mondiale», avverte il segretario che cita, a titolo di esempio, «l'assalto a Capitol Hill» e «la scena del sofà in Turchia», con Ursula Von der Leyen tagliata fuori dal colloquio fra 'soli uominì organizzato da Erdogan ad Ankara. Per questo, dice Letta, «il tema della democrazia» ha a che vedere con che Paese saremo dopo la pandemia». Se i vademecum sono la mappa per arrivare alla meta, il digitale può rappresentare la bussola che indica la direzione: Letta crede molto nella possibilità di far lavorare intelligenza digitale e intelligenza umana per arrivare, infine, ad un «partito dell’intelligenza collettiva» come terza via fra i partiti leaderistici e la piattaforma Rousseau. «Quella del digitale è per me la sfida del futuro. Oggi abbiamo la maggior parte dei partiti italiani che sono partiti in cui il nome del partito è sovrapponibile a quello del leader. Noi ci candidiamo a essere il partito dell’intelligenza collettiva attraverso la nostra presenza sui territori, attraverso un uso corretto del digitale che può farne un partito vincente». Il fattore umano, comunque, rimane centrale. Al punto da portare il segretario Letta a lanciare una mobilitazione in vista delle prossime elezioni politiche, nel 2023. «Abbiamo visto che è possibile applicare il metodo partecipativo al nostro lavoro, con l’obiettivo di fare vincere l’intelligenza collettiva, ma tutto questo funziona se c'è la volontà di investire sul dialogo al nostro interno e tra centro e periferie. Noi vinceremo le elezioni soltanto se scatterà l’impegno di centomila persone impegnate come se fossero tutte candidate al seggio in Parlamento», continua Letta. «Non si vincono le elezioni con una ottima squadra di comunicatori o agenzie di comunicazione, meglio se americana, ma se ci sono centomila persone in campo». Questo, assieme al tema delle alleanze: come più volte spiegato da Letta, si vince in coalizione. «Le alleanze le costruiremo», assicura il segretario: «Le amministrative saranno un primo test per l’avvicinamento. Sulle alleanze siamo in una fase di percorso e l’obiettivo è quello di un nuovo centrosinistra, guidato da noi, attorno a noi, che dialoga con il M5s». Ma «il tema delle alleanze si consolida anche con il sostegno al governo Draghi». E, nel governo, il Partito Democratico impegnato sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ieri la delegazione dem ha incontrato il presidente Mario Draghi nel corso delle «consultazioni» volute dal premier sul delicato dossier del Pnrr. «Giovani, donne, Mezzogiorno sono le priorità del Pd nel Pnrr», riferisce Letta: «Ieri, con il premier, abbiamo fortemente chiesto al governo di dare più protagonismo ai comuni. E poi mi piace citare un punto del quale abbiamo fatto menzione ieri con il premier Draghi, la questione della non autosufficienza. Serve un welfare che sia in grado di aiutare le famiglie che si trovano ad affrontare la sfida della non autosufficienza. La lotta alla diseguaglianza comincia da qui, dalle diseguaglianze sui territori e le diseguaglianze di genere». Letta ha poi sottolineato la necessità «che parta l’assegno unico nella seconda metà dell’anno, perchè si riesca a renderlo operativo e noi vigileremo perchè questo accada». Inoltre, «ieri abbiamo spinto perchè accanto a queste scelte ci sia un decreto imprese, lavoro e professioni». E ancora: «Abbiamo fortemente voluto che il Sud avesse un posto importante nel Pnrr. Lo abbiamo detto ieri al premier. Sul Mezzogiorno dobbiamo fare la battaglia della vita».