Coronavirus, il governo studia il nuovo decreto: sì alle norme per le riaperture ma senza automatismi
Una norma che prevede la possibilità di introdurre provvedimenti in corso d’opera qualora si registrassero significativi miglioramenti sui dati relativi al contagio, ai ricoveri e alle terapie intensive. Magari con delle ordinanze ad hoc per delle riaperture che possa, per esempio, coinvolgere i ristoranti a pranzo. Nessun automatismo ma nel nuovo decreto legge anti-Covid che domani approda sul tavolo del Consiglio dei ministri ci sarà uno spiraglio così come chiesto da FI e Lega. È soprattutto il partito di via Bellerio che spinge. Anche perché - spiega un 'big' lumbard - il timore è che alzando le aspettative si vada incontro ad un boomerang. «Stiamo facendo una battaglia a favore delle categorie danneggiate, dobbiamo portare dei risultati, altrimenti il rischio è che se la prendano anche con noi». I ristoratori e le altre categorie che premono per una ripartenza sono sul piede di guerra. «Ministri della Lega, sindaci e governatori al lavoro perché sia possibile, già da aprile, ovviamente nelle città con la situazione sotto controllo, un ritorno al lavoro, allo sport, alla vita. È necessario correre su vaccini e cure domiciliari ma bisogna prepararsi al ritorno alla normalità», fanno sapere fonti della Lega. Sulla norma c'è l’accordo nel governo. Anche il fronte dei 'rigoristi' non chiude. Fermo restando che i miglioramenti - spiega un esponente di governo - dovranno essere significativi, altrimenti non si riapre nulla. Nel decreto comunque non ci sarà alcun riferimento alle zone gialle, così come chiesto invece dalla Lega. Ma verrà comunque lanciato un segnale e in ogni caso dopo il 20 aprile. Al momento, in realtà, il fronte 'rigorista' non ritiene pronosticabile un allentamento delle misure. Non è prevista alcuna riunione della cabina di regia al momento prima del Consiglio dei ministri. Un’ulteriore prova che la mediazione è sul tavolo, oltre sarà difficile andare. È vero che i casi di contagio - l’86,7% dovuto alla variante inglese - sono in calo (ieri 16.017 con 301.451 tamponi) e che il tasso di positività è sceso dall’8,2 al 5,3% ma nel bollettino si registrano 529 morti. Nel Dl (o in un decreto ad hoc) ci sarà anche la norma per i cosiddetti operatori no vax mentre oggi è arrivata una stretta sui viaggi all’estero. Il ministro della Salute, Speranza, ha firmato una ordinanza che prevede quarantena obbligatoria e tampone per chi arriva e rientra dai paesi dell’Unione europea. Nello specifico, sarà necessario un tampone prima della partenza, quarantena di 5 giorni e poi ulteriore test alla fine dei 5 giorni (al momento la quarantena è già obbligatoria per gli arrivi e le partenze dai paesi extra Ue). Del resto anche i presidenti di Regione erano insorti. «Non si possono incontrare i propri cari, magari a pochi chilometri di distanza, ma è possibile prendere un aereo e farne migliaia per svago? Un controsenso che penalizza anche tutti gli operatori turistici e gli albergatori», ha sottolineato il presidente della Conferenza delle Regioni, Bonaccini. Il governo punta ad accelerare la campagna vaccinale ma l’Italia avrà alla fine del primo trimestre oltre un milioni di dosi in meno rispetto a quanto indicato dalle case farmaceutiche nell’ultimo piano del ministero della Salute, ha spiegato oggi il capo della Protezione Civile Curcio in audizione alla Camera. «Erano previste 15,6 milioni dosi per primo trimestre questo valore oggi è chiuso a circa 14 milioni e 170mila dosi», ha sottolineato mentre sul tema dei vaccini che restano a fine giornata, è necessaria - ha rilevato - una omogeneizzazione. L’obiettivo della struttura commissariale è raggiungere l’80% della popolazione entro 30 settembre. Il generale Figliuolo, oltre ad aver annunciato che sono stati individuati per la somministrazione dei vaccini altri 420 siti, in aggiunta agli oltre duemila attualmente attivi, ha disposto con una nuova ordinanza (la 3/2021), l’obbligo per le Regioni di provvedere alla somministrazione del vaccino anche ai non residenti.