Venerdì 22 Novembre 2024

Governo: Draghi nomina Curcio alla Protezione civile, sostituisce Borrelli

Fabrizio Curcio

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha nominato Fabrizio Curcio capo del Dipartimento della Protezione civile. Ad Angelo Borrelli i ringraziamenti per l’impegno profuso e il lavoro svolto in questi anni. Quattro anni dopo averla lasciata, Fabrizio Curcio torna a guidare la Protezione Civile: l’attuale capo di Casa Italia, il Dipartimento di Palazzo Chigi nato per promuovere la sicurezza del paese contro i rischi naturali, è stato nominato dal premier Mario Draghi al posto di Angelo Borrelli, l’uomo che nei primi mesi dell’emergenza Covid è stato il volto più presente nelle case degli italiani che attendevano la conferenza stampa quotidiana per conoscere l’andamento del virus. A Borrelli, sottolinea la nota di palazzo Chigi, vanno i "ringraziamenti per l’impegno profuso e il lavoro svolto in questi anni". Ma è chiaro che l’avvicendamento è legato alla volontà del governo di imprimere un cambio di passo al Dipartimento, a partire da un suo maggiore coinvolgimento nella gestione della pandemia. Perché fino ad oggi la Protezione Civile di Borrelli ha sempre risposto quando è stata chiamata, dall’allestimento dei drive in agli ospedali da campo fino ai bandi per i medici da mandare nelle regioni più colpite. Ma non ha probabilmente inciso in quella che è la sua funzione primaria, il coordinamento di tutti i soggetti coinvolti nell’emergenza. E ha pagato il dualismo con il Commissario per l'emergenza Domenico Arcuri, al quale sono stati affidati da Conte compiti, a partire dall’acquisto delle mascherine, fino ad allora svolti dal Dipartimento. Lo stesso Draghi, nel discorso per la fiducia, aveva sottolineato la necessità di «mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare» per far decollare la campagna di vaccinazione di massa, ferma al palo non solo per i ritardi nelle consegne da parte della case farmaceutiche. E sarà proprio questa la prima sfida per Curcio - 54 anni, una laura in Ingegneria e un master in crisis management - che torna al Dipartimento lasciato quattro anni fa per motivi strettamente personali. «Il ruolo di Capo della Protezione Civile è unico, assorbente e totalizzante per chi lo ricopre - disse allora - purtroppo non sono più nella possibilità di garantire il 100% della mia concentrazione e del mio impegno». Una macchina complessa che Curcio conosce bene. L’esperienza con le emergenze italiane ha cominciato a farsela da funzionario dei vigili del fuoco, facendo parte della colonna veneta intervenuta nel terremoto di Marche e Umbria. E sempre da funzionario del Corpo ha coordinato i vigili del fuoco impegnati nel Giubileo del 2000 e a Pratica di Mare per il vertice Nato-Russia del 2002. Al Dipartimento è arrivato nel 2007, chiamato da Guido Bertolaso a dirigere la segreteria. L’anno dopo, con Franco Gabrielli alla guida della Protezione Civile, diventa capo delle emergenze e da quel momento è sempre presente in ogni sciagura italiana: a Messina per l’alluvione ed in sala operativa la notte del terremoto de L’Aquila. Nel capoluogo abruzzese resterà per mesi, a coordinare gli interventi di soccorso. E poi ancora le alluvioni in Liguria e Toscana, il terremoto in Emilia, le centinaia di emergenze quotidiane fino alla rimozione della Concordia. Ad aprile 2015, quando Gabrielli diventa prefetto di Roma, è il suo turno. "Le priorità sono sempre le stesse - spiegò quel giorno in perfetta sintonia con i suoi due predecessori - la messa in sicurezza del territorio, la pianificazione delle attività prima che scatti l’emergenza, la necessità che i cittadini abbiano la consapevolezza di vivere in un territorio a rischio". I suoi due anni da capo Dipartimento sono stati però tra i più difficili: prima il maledetto 2016, l'anno del triplice terremoto che ha devastato il centro Italia, poi a gennaio 2017 la tragedia di Rigopiano. Lasciata la Protezione Civile, Curcio è rimasto nell’orbita di palazzo Chigi, prima come consigliere dell’allora premier Paolo Gentiloni e poi come capo Dipartimento di Casa Italia dove ha impostato il lavoro sull'omogeneizzazione delle procedure e normative sulle ricostruzioni post terremoto, aprendo il tavolo con i commissari alle diverse ricostruzioni, e ha portato avanti il processo di ricostruzione pubblica e privata in Abruzzo. Ora la nuova sfida, quella dei vaccini: per mettere in campo i 300mila volontari della Protezione Civile, per organizzare gli hub, per rendere omogenee le varie scelte delle regioni. Un compito tutt'altro che semplice. ANSA

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