Lunedì 23 Dicembre 2024

Nuovo Dpcm, sulle restrizioni a Pasqua primo scontro nel governo Draghi

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi

Sono le nuove restrizioni previste per Pasqua il primo terreno di scontro per la maggioranza che sostiene il governo Draghi: da un lato il Pd di Nicola Zingaretti, dall'altro la Lega di Matteo Salvini. Sul nuovo Dpcm in gestazione che scadrà il 6 aprile il leader della Lega alza la voce: «Mi rifiuto di pensare ad altre settimane e altri mesi, addirittura di chiusura e di paura - attacca Salvini -. Se ci sono situazioni locali a rischio, si intervenga a livello locale. Però parlare già oggi di una Pasqua chiusi in casa non mi sembra rispettoso degli italiani». «Vedo che sulla pandemia Salvini purtroppo continua a sbagliare e rischia di portare fuori strada l’Italia», gli risponde Zingaretti, «buon senso e coerenza è avere una linea indicata dal Governo e rispettarla. Così si sta in una maggioranza e si danno certezze alle persone». Scintille sulla linea del rigore confermata dal nuovo premier, mentre si delineano aperture alle Regioni nel metodo se non nel merito. Intanto zone rosse e arancione scuro si profilano rispettivamente a Pistoia e provincia e a Bologna da sabato. E anche a Brescia (già arancione rafforzato) la situazione dei contagi resta critica: gli ospedali sono vicini al collasso e stanno mandando alcuni pazienti in altre strutture della regione, come a Bergamo e a Cremona. Le ordinanze del ministro della Sanità sui colori dei territori, in seguito al monitoraggio del venerdì, d’ora in poi entreranno in vigore il lunedì e non la domenica: lo promette la ministra delle Autonomie Mariastella Gelmini in un vertice con gli Enti locali. Ciò per evitare il caos - e le perdite economiche - di ristoranti e bar aperti un giorno su due nel weekend (che costituisce l’80% del fatturato settimanale secondo Coldiretti). Nella riunione Gelmini e il ministro della Salute Roberto Speranza hanno assicurato un’altra novità: la bozza del nuovo Decreto del presidente del Consiglio, in vigore dal 6 marzo, sarà mandata domani ai governatori, dunque in notevole anticipo sulla scadenza di quello attuale. Un gesto di apertura alle Regioni, che hanno chiesto a più riprese di evitare decisioni 'last minute' con l’'effetto sci', impianti pronti a riaprire stoppati la sera prima. «Per rendere più agevole la programmazione delle attività economiche, le chiusure non entreranno più in vigore di domenica ma di lunedì», sintetizza Gelmini, che parla anche del sistema delle fasce. «Verrà mantenuto - dice -. Finora è stato scongiurato un lockdown generalizzato e questo deve essere l'obiettivo principale anche per i prossimi mesi». Anche perché, pur prevedendo delle modifiche ai parametri, come chiesto dalle Regioni specie per l’Rt, «un modello alternativo ad oggi non c'è» e se ne parlerà semmai in un tavolo tecnico. Rinviando al Comitato tecnico scientifico (Cts) il tema spinoso della chiusura delle scuole per vaccinare i docenti - come chiedono quasi tutti i governatori -, la ministra nota una "contraddizione nella richiesta di scuole chiuse e attività economiche aperte» da parte delle Regioni. Al Cts non sarebbe ancora arrivato alcun documento sulla scuola dalle Regioni. Gelmini parla quindi di «una graduale riapertura dei luoghi di cultura, con misure di sicurezza adeguate, superato il mese di marzo». Domani il Cts si pronuncerà sul protocollo del ministro Dario Franceschini, che chiede di riaprire cinema, musei e teatri dal 27 marzo: gli esperti ribadiranno che dipenderà dall’andamento della curva dei contagi. Reduci dal ridimensionamento della Corte Costituzionale, secondo cui spetta allo Stato, non alle Regioni, determinare le misure di contrasto della pandemia, i governatori con Stefano Bonaccini vedono «prime risposte positive» del governo. Ma ora "occorre una decisa accelerazione sul piano vaccini, una revisione dei criteri per l’assegnazione delle fasce e una valutazione preventiva sull'impatto delle varianti», aggiunge. Ma intanto la variante inglese produce zone scure sempre più numerose

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