Garantire che i sottosegretari del governo Draghi rispecchino i pesi dei partiti registrati nel voto di fiducia in Parlamento. E fare in modo che per il 60% almeno siano donne. E’ il difficile lavoro andato avanti nel fine settimana nel governo. Difficile perché tra i partiti della larghissima maggioranza va in scena un braccio di ferro sotterraneo su quote e nomi, in un duello che porterebbe a ridurre, se non annullare, la presenza di tecnici. Ci si contendono deleghe, a partire da Interno, Economia e Giustizia. Ma anche numeri: il M5s, dopo la spaccatura sulla fiducia, vedrà ridotta la sua 'truppa', la Lega fa sapere di aspettarsi una decina di sottosegretari, di sicuro più dei Dem. Ecco perché, se per tutto il giorno si ipotizza un’accelerazione con la lista nel Cdm di lunedì mattina, chi segue più da vicino il dossier non esclude si arrivi a metà settimana, forse mercoledì.
Mario Draghi trascorre anche la domenica a Roma, al lavoro in vista di una settimana fitta di impegni, che inizia con il primo Consiglio dei ministri operativo del suo esecutivo: sul tavolo il decreto legge Covid, primo atto del governo sul fronte del contrasto all’emergenza. Sabato la riunione in videoconferenza con un ministro per ogni partito (è assente Elena Bonetti, ma da Iv parlano di una semplice «incomprensione» con la ministra) ha avviato il confronto sulle misure e confermato la centralità della campagna di vaccinazione. Il tema dovrebbe essere sul tavolo in settimana del Consiglio europeo, il primo per Draghi, ed è in cima alle priorità del premier, che potrebbe parlarne con la presidente della commissione Ue Ursula Von Der Leyen.
Il Consiglio dei ministri di lunedì non dovrebbe esaminare la legge che servirà ad attribuire le deleghe al ministero della Transizione ecologica (oltre all’Ambiente, dovrebbe arrivare dal Mise la delega all’Energia) e il 'portafoglio' al ministero del Turismo. Mentre fino all’ultimo non è escluso che nella riunione venga ufficializzata la lista dei 40 sottosegretari. Dal governo fanno notare che molto dipende dai partiti, perché se i ministri li ha scelti Draghi, a loro sono state chieste rose di nomi per completare la squadra di governo. Con una sollecitazione: indicare molte donne, per garantire una presenza del 60%. E qui iniziano i problemi, perché se un partito come il Pd, dopo la bufera interna, dovrebbe indicare cinque donne su sette, in altre liste la quota non sarebbe rispettata.
Quanto alla presenza di 'non politici', si ipotizza che a un tecnico possa andare la delega ai Servizi, se Draghi deciderà di non tenerla per sé. Inoltre potrebbe essere un tecnico, al Mef, a gestire la delega del fisco, in vista della riforma (si parla di Ernesto Ruffini). Mentre l’Editoria, altra delega potenzialmente tecnica, potrebbe restare il Dem Andrea Martella. E alla fine, sostiene più di una fonte, per garantire presenza a tutti i partiti, anche all’Economia potrebbero andare tutti politici (Laura Castelli, M5s, Antonio Misiani, Pd, Massimo Bitonci, Lega). Il cencelli che gira tra i gruppi parlamentari così recita: 11 o 12 posti al M5s (meno di quanti ne avrebbe avuti senza scissione), 8 o 9 alla Lega, 7 o 8 al Pd, 7 a FI, 2 a Italia viva, 1 a Leu (Maria Cecilia Guerra) e 1 ai centristi. Nella trattativa a oltranza, nomi e deleghe possono ruotare.
Nel M5s tra le new entry si fanno i nomi di Gilda Sportiello, Barbara Floridia e Alessandra Maiorino, mentre tra le riconferme si citano Stefano Buffagni (Mise o Transizione), Giancarlo Cancelleri (Mit) e Pier Paolo Sileri (Sanità), Angelo Tofalo (Difesa).Tra i leghisti si citano Stefano Candiani al Viminale (meno divisivo di Nicola Molteni), Massimiliano Romeo (lascerebbe il posto di capogruppo a Gianmarco Centinaio) alle Infrastrutture, Lucia Borgonzoni all’Istruzione, Molteni all’Agricoltura. Nel Pd, che giovedì terrà una direzione sulla questione di genere, si parla di Martella, Misiani e Matteo Mauri (ma anche di Enzo Amendola agli Esteri o Affari Ue) e di possibili riconferme per le uscenti Marina Sereni (Esteri), Anna Ascani (Scuola), Sandra Zampa (Salute), Simona Malpezzi (Rapporti con il Parlamento), Lorenza Bonaccorsi (Cultura), Alessia Morani (Mise), ma anche di novità come Cecilia D’Elia o Marianna Madia. Antonio Tajani invoca per Forza Italia, che dovrebbe avere sette sottosegretari, deleghe a "industria, agricoltura, economia locale, ma anche giustizia". Tra gli azzurri si fanno i nomi dei senatori Francesco Battistoni, Gilberto Pichetto Fratin, Maria Alessandra Gallone, dei deputati Valentino Valentini, Andrea Mandelli, Giorgio Mulè. ANSA
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