Mentre si registra la prima vittima di variante brasiliana (un uomo di 67 anni deceduto all'ospedale di Chieti dopo essere rientrato dall'Umbria), il governo Draghi inizia a lavorare sul nuovo Dpcm cercando misure più stringenti per contrastare anche la minaccia delle varianti. Una delle prime decisioni che il nuovo esecutivo dovrà prendere riguarderà lo stop agli spostamenti tra regioni. L'attuale decreto scade il 25 febbraio e l'intenzione è di prorogare il blocco almeno fino al 25 marzo.
Per quanto riguarda le altre misure, si discute soprattutto della necessità di modificare il sistema dei colori e della possibilità che tutta Italia sia almeno in un primo momento in zona arancione. L'obiettivo è comunque un cambio di passo sulle norme che determinano i colori delle Regioni, per evitare i continui cambi e che contempli la possibilità di indennizzi immediati alle singole categorie.
I governatori hanno avanzato proposte al governo, ma non c'è uniformità di pensiero: vogliono una diga ai contagi, ma anche misure adeguate all'andamento dei casi sul territorio e alle sofferenze delle realtà economiche. Sull'ipotesi di una Italia tutta arancione, dunque, non c'è consenso unanime.
La proposta è stata avanzata dal presidente Stefano Bonaccini d'accordo con la Toscana, la Campania, la Lombardia. Ma il vicepresidente della Conferenza Giovanni Toti, governatore ligure, è contrario. E anche Matteo Salvini ieri ha tuonato contro questa possibilità.
Se la linea passasse, dunque, anche la Sicilia che attualmente è in zona gialla tornerebbe arancione. Un'ipotesi che non sembra allettare l'assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza: "Se n'è discusso. la proposta non era tutti arancione ma, tutti comunque abbiamo dato delle opinioni. Noi abbiamo proposto l’idea di cambiare qualcosa sul meccanismo delle fasce e di evitare di creare una distinzione così netta su alcune attività economiche, soprattutto nell’attività di ristorazione tra la fascia gialla e la fascia arancione".
Una richiesta su cui le Regioni sono concordi è che "per i provvedimenti che introducono restrizioni particolari per singoli territori si attivino anche contestualmente gli indennizzi per le categorie coinvolte".
A prescindere dal metodo, resta per tutti una priorità trovare nuove misure per arginare la diffusione del coronavirus e delle sue varianti. Anche perché, a distanza di un anno i dati ora sono stabili ma impietosi con 14.931 contagi ieri e 251 vittime. Non tutti i territori, però, sono nelle stesse condizioni. Ieri Veneto e Lombardia hanno registrato un boom di casi: 1244 e 3019 nuovi contagi rispettivamente. E proprio queste due Regioni sono nel gruppo di 10 (con Emilia-Romagna, Campania, Piemonte, Lazio, Sicilia, Toscana, Puglia e Liguria) dove si è registrato l'85% dei contagi da inizio pandemia.
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