Da sempre, ad ogni nuovo traguardo di un lunga carriera da supermanager, forse il più internazionale e sicuramente tra i più stimati nel mondo tra gli uomini d'azienda italiani, Vittorio Colao è stato inquadrato nella scalata al successo del vivaio milanese dei 'McKinsey Boys'. Un manager da sempre apprezzato e corteggiato (e spesso a vuoto) da Governi e politica: bresciano, classe 1961, famiglia con un ramo di origini calabresi, bocconiano con un master a Harvard, nel 2014 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli ha conferito l'onorificenza di Cavaliere del Lavoro. Sempre serio, atteggiamento schivo, cortese e determinato, il suo autoritratto può essere sintetizzato in un episodio che, tempo dopo, lui stesso ha raccontato. Nel 2018 aveva così spiegato la scelta di non lasciare il suo lavoro di capo azienda per un incarico al Governo: "E' vero che in passato mi hanno offerto di fare il ministro, ma avevo un lavoro bello e importante da completare, dipendevano da me più di 100mila persone. Credo che gli impegni di lavoro vadano conclusi". La società che non aveva voluto lasciare era un colosso mondiale, il gruppo delle tlc Vodafone che ha guidato dal 2008 al 2018 in un intenso lavoro di riorganizzazione e di crescita. Quel percorso era iniziato nella seconda metà degli anni '90, in Italia prima di volare a Londra, prima come direttore generale poi amministratore delegato di Omnitel che diventerà Vodafone Italia. Aver domato le sfide del settore delle tlc, negli anni della fine dei monopoli e delle gare per l'inseguirsi delle nuove tecnologie della rivoluzione del mobile, è forse la sua esperienza più vicina al ruolo che si accinge ad assumere nel Governo di Mario Draghi: ministro per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale. E' stato un lungo percorso, quello in Vodafone, interrotto nel 2004 e per un paio di anni, per un altro incarico di primissimo piano, alla guida di Rcs MediaGroup. Più volte il nome di Vittorio Colao è ricorso, negli ambienti del Governo, quando si cercava un manager per problemi da districare. Lo scorso aprile è arrivata la chiamata a cui non poteva dire di no, dal Governo Conte, per la sfida più grande: guidare la la task force per la 'ripartenza' dell'Italia, di un Paese e di una economia travolti dall'emergenza del Covid-19. A lui ha fatto riferimento il lavoro del gruppo di 'alto livello' di giuristi, economisti, esperti, incaricato di mettere a fuoco le sfide di una emergenza senza precedenti e di studiare le strade per uscire dalla crisi.