Forse tornerà ancora nella sua casa tra i boschi di Città della Pieve Mario Draghi, dopo aver appuntato con diligenza e con la sua penna Bic le richieste delle forze politiche in questo secondo giorno di consultazioni. In attesa di chiudere domani con Lega e M5s il primo giro e aprirne un secondo, nei primi giorni della prossima settimana. Oggi si chiude con il Pd, che ha già largamente anticipato il suo appoggio ma che Matteo Renzi ha voluto sorpassare in una ideale gara di lealtà. "Iv sosterrà il governo indipendentemente dal nome dei ministri, da quanti di essi saranno tecnici o politici", ha detto scandendo l'avverbio il leader di Iv dopo il colloquio con Draghi. "Siamo al suo fianco e a sua disposizione" ha aggiunto, invitando le altre forze politiche a fare altrettanto in risposta all'appello del Capo dello Stato. Di bianco vestita e con le stampelle ha portato il suo no a Draghi Giorgia Meloni: "Una scelta che non ha a che fare con pregiudizi nei suoi confronti ma l'Italia non è democrazia di Serie B". Fdi "darà una mano" da forza patriottica, ma non governerà mai con Pd-Iv-5s. Dopo il sofferto confronto nel centrodestra Forza Italia garantirà al contrario al premier incaricato un convinto sostegno, con la delegazione all'ultimo momento orfana di Silvio Berlusconi. Il Cav preferisce, per personali "motivi precauzionali", lasciare ad Antonio Tajani il compito di guidare gli azzurri, dopo una lunga e cordiale telefonata con l'ex Governatore, che Berlusconi ricorda di aver voluto alla guida di Bankitalia e poi della Bce. Se il Cavaliere non arriva nella Capitale, Beppe Grillo e Davide Casaleggio si spostano invece a Roma per incontrare Draghi domani. E sedare gli animi nel M5s spaccato sull'adesione al governo ed agitato dalla scesa in campo di Giuseppe Conte. Decisivo per chiarire i contorni politici ma anche programmatici del governo Draghi sarà infine domani l'ultimo incontro del primo giro di consultazioni, con la Lega di Matteo Salvini. Come ricorda il governatore del Veneto Zaia "primo partito non solo in termini numerici ma qualitativi, governando i territori produttivi del Paese". Per questo Salvini ha già messo in chiaro che sono "strampalate" le ipotesi di appoggi esterni. Se decidesse di essere della partita, vuole il posto a capo tavola che merita la Lega, "primo partito italiano" e non accetterà che altri lo additino come l'ospite che crea imbarazzo.