Mario Draghi farà un giro di consultazioni, ascolterà i partiti, dice di essere fiducioso che rispondano positivamente all'appello del presidente Sergio Mattarella. Ma nella notte il Movimento 5 Stelle è uscito allo scoperto facendo sapere di non voler votare la fiducia all'ex numero uno della Bce: "Non votiamo un governo guidato da lui", dicono un po' tutte le anime dell'universo pentastellato fino al post su Facebook, in cui il capo politico Vito Crimi certifica quello che, al momento, sembra l'annuncio di un voto di sfiducia. E c'è una postilla di non poco conto: se M5S votasse compatto al Senato contro Draghi a Palazzo Madama l'ex governatore della Bce non avrebbe la maggioranza visto che i voti favorevoli si fermerebbero poco sopra quota 140. Ma è proprio la compattezza del movimento l'incognita. Nelle prossime ore l'assemblea congiunta convocata sulla crisi di governo potrebbe anche essere "l'ultima" del M5S unito, spiega un deputato dando il quadro della guerra fratricida che potrebbe aprirsi tra i 5 Stelle sul sì al governo tecnico. Con una parte dei parlamentari, ad ora silente, che potrebbe essere pronta ad un via libera. Il post di Crimi, tuttavia, traccia una linea netta. "Ringrazio il Presidente Mattarella per aver cercato di consentire la nascita di un governo politico, concedendo gli spazi e gli strumenti opportuni affinché ogni forza parlamentare potesse agire nell'interesse del Paese", scrive Crimi prima di dire il suo "no" ad un governo tecnico, soluzione che è "già stata adottata in passato, con conseguenze estremamente negative per i cittadini italiani". Nelle prossime ore inizierà la conta. Finora, a parlare, sono solo gli anti-Draghi. "Se qualcuno cerca scuse per manovre lacrime e sangue non troverà il nostro appoggio", sottolinea il ministro uscente Fabiana Dadone. "Abbiamo detto che il M5S avrebbe sostenuto solo un Esecutivo guidato da Giuseppe Conte. Su questo, con coerenza, andremo fino in fondo", aggiunge Riccardo Fraccaro accompagnato dai "no" a Draghi che giungono da Roberta Lombardi, Michele Gubitosa o Luigi Gallo, tanto per fare alcuni esempi. Senza contare i "descamisados" come il senatore Elio Lannutti che, seguendo la linea Di Battista, avevano già manifestato la loro contrarietà. Difficile, tuttavia, che il M5S riesca a mantenere un "no" compatto a Draghi. Anche perché alcuni "big" non si sono ancora espressi. A cominciare dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Ma il nome di Draghi non divide solo M5s. E per l'ex numero uno della Bce conquistare una maggioranza ampia non sarà un'impresa agevole. Il suo nome rompe gli schemi e gli equilibri anche perchè ha più volte detto di non volersi radicare in politica. I partiti sono dunque chiamati a una scelta difficile. Anche il centrodestra. Il leghista Giorgetti, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, è sostenitore di un governo di unità nazionale guidato da Draghi e spinge perché il centrodestra appoggi il futuro gabinetto. Ne vede i benefici: una legittimazione internazionale, un posto al tavolo delle riforme e la partecipazione alla scelta del prossimo presidente della Repubblica. "Si apre una nuova fase. Non abbiamo pregiudizi nei confronti di Draghi. Vogliamo parlare di taglio di tasse e apertura dei cantieri con la prospettiva del voto. Voterà mezza Europa e lo faranno tante città italiane per cui la democrazia non può essere sospesa in questi mesi. Ma non sprechiamo questi mesi", ha detto Matteo Salvini a Omnibus. Il Pd è pronto ad appoggiare Draghi. "Rispetto al governo Monti, ci sono sicuramente delle similitudini ma anche delle differenze - dice il vicesegretario Pd Andrea Orlando a Radio Immagina -, Draghi come Monti viene dal mondo economico, dall'esperienza europea e di collocamento sopra le parti politiche. La differenza in positivo è che Monti fu chiamato per un'emergenza finanziaria, oggi il governo che si insedierà dovrà gestire 200 mld di euro. Ma è più difficile in un altro senso perché il Parlamento di oggi è più complicato perché nel 2011 le forze europeiste e bipolariste occupavano spazi importanti in Parlamento, oggi queste si sono ridotte e ci sono forze che sono nate proprio come reazione all'esperienza Monti". "Ora è il momento dei costruttori. Ora tutte le persone di buona volontà - sostiene il leader Iv Matteo Renzi - devono accogliere l'appello del Presidente Mattarella e sostenere il governo di Mario Draghi".