Un divieto assoluto di creare in Sicilia un deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e una interlocuzione istituzionale per una modifica al decreto legislativo nella direzione di non anteporre, in assenza di manifestazioni di interesse, il criterio economico a quello della salute e dell’ambiente, non tralasciando, quindi, il criterio scientifico, in base al quale sono state già individuato le aree più idonee, nella scelta dei siti maggiormente idonei per lo stoccaggio di queste scorie. Questi i punti fondamentali della mozione e della risoluzione presentate dal gruppo all’Ars di Attiva Sicilia, prima firmataria Valentina Palmeri. “La Sicilia – spiega Palmeri – ha già pagato un tributo ambientale molto alto con la presenza degli stabilimenti petrolchimici di Augusta, Gela, Milazzo, mai piu soldi contro ambiente e salute, opportunità momentanee contro opportunità permanenti. Ma non solo: la nostra regione deve compiere passi in direzione della sua vocazione turistica, naturalistica e ambientalistica e non si può correre il rischio di fare delle scelte in netto contrasto con la tutela e la valorizzazione del paesaggio. Le aree indicate come idonee in Sicilia per ospitare il deposito sono prossime a un parco e a vari siti archeologici, riserve naturali, grotte e acque termali, aziende agricole, produzioni di pregio, Dop, Igp, ecc: l’eventualità di veder realizzato il deposito comporterebbe gravissime ripercussioni alla loro economia”. A questo si aggiungono i dubbi sull’analisi sismica, in considerazione del fatto che, sottolinea Palmeri, “il territorio siciliano è interessato da nota e ripetuta attività sismica”. Nei documenti di Attiva Sicilia, inoltre, si mette in evidenza che “nel D.M. n. 340/2018 si disvela un quadro ben diverso da quello mediaticamente prospettato, nel senso che per 50 anni il deposito ospiterà soprattutto le scorie nucleari pesanti delle centrali nucleari non più in esercizio”. Nella mozione e nella risoluzione, infine, si chiede una interlocuzione con lo Stato per una modifica del decreto legislativo 31/2010 in modo da prevedere che “in caso di assenza di manifestazioni d’interesse, la Sogin S.p.A promuova trattative bilaterali solo con le Regioni interessate dalla presenza di siti aventi le migliori caratteristiche, e non, com’è attualmente, con tutte le Regioni interessate”.