Materne e nidi aperti, il presidente regionale Fims: "Non è un paradosso, i dati lo dimostrano"
"I giorni appena trascorsi che hanno portato alla fine delle vacanze natalizie hanno riaperto un dibattito feroce. Quale tra i diritti primari della persona viene prima ed è più importante, il diritto alla salute o il diritto allo studio? Tutto è coinciso tra l’altro con una nuova e preoccupante ondata di contagi". È quanto scrive in una nota, Dario Cangialosi, presidente del regionale della Federazione Italiana Scuole Materne. "C’è anche un altro diritto e va considerato: il diritto alla paura, quello dei genitori, quello degli operatori scolastici. Per questo non è stato semplice trovare l’equilibrio. La task force regionale sulla scuola - prosegue -, autorevole espressione del mondo della scuola siciliana, ha analizzato tutti i più recenti documenti del Comitato Tecnico Scientifico e dell’Istituto Superiore di Sanità - in ultimo il Rapporto n. 63 del 30 dicembre scorso – e si è arrivati sostanzialmente a una mediazione, possiamo dire ad un pareggio; nessuno ha perso nessuno ha vinto! La decisione, raccolta nell’ordinanza del Presidente della Regione di ieri, è un difficile compromesso tra le conseguenze epidemiologiche e le esigenze educative e di sviluppo dei bambini". "Allo stato attuale nessun dato porta a considerare le scuole come ambienti non sicuri - continua -. Solo il 2% dei focolai è avvenuto a scuola. Considerando una popolazione scolastica italiana di quasi 9 milioni e che sono state 200 mila le persone contagiate in Italia con un’età compresa tra 3 e 18 anni, non si capisce come le scuole possano essere così perseguitate. La decisione poi di lasciare aperti gli asili nido e le scuole dell’infanzia, va semplicemente spiegata con il fatto che solamente il 10% dei contagi dei minori del nostro Paese ha riguardato la fascia dell’infanzia 3-5 anni, tra l’altro non è assolutamente dimostrabile che questi contagi siano avvenuti in ambito scolastico. Quindi non è un paradosso che le materne e i nidi sono stati gli avamposti educativi che sono rimasti maggiormente aperti ed hanno avuto in assoluto il minor numero di contagi. Ciò non significa che va tutto bene, hanno ragione gli operatori scolastici a preoccuparsi. Bisognerebbe capire, e qualcuno ce lo dovrebbe spiegare, come mai nel Piano del Recovery Fund meno del 10% andrà alla scuola e pochissimo alle famiglie. Perché nel nuovo piano dei ristori nulla si è pensato ancora per il sistema integrato d’istruzione? C’è un’occasione per ripensare la scuola e ridurre le distanze sociali e rischiamo di perderla". "Per questo in voce unanime in task force - conclude nella nota - abbiamo chiesto anche che venga incrementato lo screening epidemiologico nelle scuole, che sia aumentato il livello di risposta delle USCA, ma soprattutto che sia modificato il Piano del Ministero della Salute e gli operatori scolastici abbiano priorità nella campagna di vaccinazione".