«Ho intrapreso un’azione legale contro Matteo Salvini, una causa civile al Tribunale di Milano per risarcimento danni, per una massiccia strumentalizzazione della mia persona attraverso una campagna d’odio che non ha precedenti. Massiccia e duratura e dai toni virulenti». Lo afferma Laura Boldrini, ex presidente della Camera, in un’intervista a 'Il Corriere della Sera'. Il punto della questione è «il mio nome associato ai crimini commessi dai migranti, come se io avessi la responsabilità di quelle azioni delinquenziali», spiega Boldrini. Nel 2013, l’anno in cui ha assunto la presidenza della Camera, «la Lega era un partito in frantumi, era al 4%, e Salvini per risollevarne le sorti decise di scagliarsi contro i migranti e aveva anche bisogno di un capro espiatorio politico. Io avevo lavorato 15 anni all’Unhcr, l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati». «Salvini e la Lega inventano una narrazione distorta del mio pensiero sull'immigrazione. Sostengono che io volevo l’invasione degli immigrati, la sostituzione etnica, un’immigrazione indiscriminata», dichiara la deputata del Pd. «Poi arrivano alla sintesi con uno slogan che non ha mai smesso di perseguitarmi: le risorse boldriniane. Avevo parlato di immigrati come risorse. Ma così ne avevano parlato anche Mattarella, Visco, Tito Boeri». «Con questo slogan Salvini e la Lega hanno invaso i social con violenza e volgarità. Hanno attribuito indirettamente a me la colpa degli omicidi più efferati perpetrati dagli immigrati, come quelli di Desirée Mariottini e Pamela Mastropietro. Una macchina dell’odio così potente e persuasiva - sottolinea Boldrini - che l’ingegnere che ho incaricato per acquisire e analizzare i post sui social ha detto di non aver mai visto nulla di simile».