«La situazione è molto seria e non può essere sottovalutata. Oggi quasi 600 persone hanno perso la vita ed i casi sono ancora tanti. I numeri ci devono far riflettere». Lo dice il ministro della Salute, Roberto Speranza a 'Che tempo che fa'. «Da due settimane c'è in ogni caso un’inversione di tendenza. Le misure che abbiamo attuato» sulla 'zonizzazione' «stanno dando i primi effetti delle misure prese ma non sono ancora sufficienti. Al contempo però l'Rt è sceso ed i nostri tecnici pensano possa scendere ulteriormente nei prossimi giorni. Bisogna resistere e tener duro», aggiunge. «Sono ancora numeri imponenti, sarebbe un errore grave abbassare la guardia. Non c'è alternativa ai sacrifici» derivati dalle misure restrittive, aggiunge. «Dovremo valutare con attenzione i numeri dei prossimi giorni - prosegue -. E’ comprensibile che un territorio voglia uscire dalla zona rossa ma ci vuole prudenza. Le misure stanno dando i primi risultati ma abbiamo bisogno di discutere con gli scienziati ed i tecnici. Io lavoro con tutti i presidenti di regione senza distinzione politica e dico no alle polemiche. Per me la linea resta quella della massima cautela». «Sulle terapie intensive il dato di fatto è che c'è una pressione molto forte che comunque il nostro Ssn sta sostenendo. Possiamo evitare il lockdown generale perchè il Paese si è dotato di più posti letto ma questo non significa - dice - che possiamo affrontare una nuova impennata. Guai a sottovalutare la situazione ma il paese è certamente più forte di quanto lo era a marzo». Il ministro della Salute a proposito dei vaccini anti-Covid dice: «Sono stati una conquista dell’umanità. Non c'è la bacchetta magica, il vaccino non riuscirà» a risolvere tutti i problemi, «ma sarà un’arma fondamentale per vincere questo virus». «Attenzione a dare messaggi sbagliati sui vaccini», osserva Speranza, «se il vaccino sarà efficace e sicuro dobbiamo fidarci delle istituzioni». Infatti: «Ci sono tutte le condizioni per gestire la catena del freddo per il vaccino Pfizer che sarà il primo ad arrivare. Ma arriveranno anche altri vaccini e comunque bisognerà organizzare». «Le prime prime dosi del vaccino in Italia ci saranno già a fine gennaio, siamo fiduciosi. Ma ci vorrà del tempo, non sarà un’operazione immediata. Nella migliore delle ipotesi potremmo vaccinare 1 milione e 700mila persone a fine gennaio - ha ribadito -. Poi ci auguriamo che a primavera inoltrata potremmo iniziare il vaccino di massa, ma all’inizio il tema sarà selezionare a chi darlo. Ritengo che dobbiamo dare questa protezione prima di tutto a chi pagherebbe un prezzo più alto se dovesse contrarlo». Intanto il Natale sarà «diverso, molto più sobrio, dovremmo evitare gli spostamenti non essenziali». E poi: «Gli spostamenti tra regioni? Può avvenire solo tra regioni che sono in fascia gialla» con i criteri vigenti. «C'è una fase di resistenza non breve», aggiunge.