Il neo commissario alla Sanità in Calabria, Eugenio Gaudio, rettore uscente dell’università La Sapienza, è indagato dallo scorso anno dalla Procura di Catania nell’ambito dell’inchiesta "Università bandita" su presunte irregolarità su concorsi accademici che, secondo l’accusa, sarebbero stati truccati. Il reato ipotizzato nei suoi confronti è la turbata libertà del procedimento e riguarda la sua partecipazione a una commissione esaminatrice.
Il 23 luglio scorso la Procura ha notificato al professore, e ad altri 53 indagati, l’avviso di chiusura indagini, nell’ambito di un fascicolo stralcio dell’inchiesta principale. A settembre Gaudio, su sua richiesta, è stato interrogato dal sostituto procuratore Marco Bisogni. Nei giorni successivi il suo legale, l'avvocato Carmelo Peluso, ritenendo "chiarita la sua posizione" ha presentato istanza di archiviazione.
L’allora rettore della Sapienza di Roma, secondo l’accusa, in "qualità di concorrente morale, interpellato su una sua disponibilità a partecipare come membro interno per un’eventuale commissione, rappresentava la possibile presenza di candidati più titolati" di una docente che vi concorreva e "indicava la procedura più sicura per garantirne l'ordinariato". Ad usufruire del presunto accordo, come docente di prima fascia, sostiene l’accusa, sarebbe stata la professoressa Velia D’Agata, associata di Anatomia, figlia dell’ex procuratore di Catania, Vincenzo, anche loro indagati. Per il troncone principale dell’inchiesta, basata su indagini della Digos della Questura, la Procura del capoluogo etneo ha chiesto il rinvio a giudizio di due ex rettori di Catania, Francesco Basile e Giacomo Pignataro, e di altri otto docenti universitari.
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