Ultimi ritocchi nel week end al decreto Rilancio. Dopo una timida partenza entra nel vivo il lavoro dei relatori che i si sono confrontati sulle modifiche sul tavolo. Certo non si potrà strafare: la dote ammonta a circa 800 milioni nel 2020 e qualche decina di milioni nel 2021 e comunque le correzioni pronte all'arco sono limitate. Una riflessione si prospetta sulla proroga dei contratti a termine, tema su cui è in corso un confronto interno alla maggioranza dopo l’apertura del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Il decreto consente alle imprese di rinnovare i contratti a termine fino al 30 agosto e l’ipotesi è di estendere tale proroga a dicembre. Pd e Italia Viva chiedono infatti di ampliare fino a fine anno la deroga temporanea già introdotta che consente di rinnovarli o prorogarli anche senza causale ma dai 5Stelle arriva uno stop su ulteriori allentamenti dei vincoli previsti dal dl Dignità. Una tematica questa che si intreccia con un’altra questione che rischia di creare frizioni all’interno della maggioranza, ovvero la proroga del blocco dei licenziamenti, chiesta a gran voce dai sindacati. Il blocco dei licenziamenti è previsto fino al 17 agosto e si sta valutando una proroga di un paio di mesi, ma Gualtieri ha già chiarito che non si può andare avanti così all’infinito. La maggioranza è a lavoro per trovare una sintesi anche sulle modifiche al superbonus al 110% su cui sono stati depositati almeno una cinquantina di emendamenti. C'è forte pressione per estenderlo anche alle seconde case, comprese le unifamiliari, e agli alberghi. Questo è uno dei temi che dovrebbe quindi essere oggetto di riformulazione delle proposte parlamentari presentate. C'è poi il capitolo degli incentivi per sostenere il settore dell’automotive. La scorsa settimana in Commissione è stato bocciato un pacchetto di emendamenti dell’opposizione ma la maggioranza lavora per introdurre dei correttivi a sostegno di uno dei settori considerati più colpiti e per il quale il governo ha già preannunciato un piano di rilancio. Si cerca l’intesa anche per aumentare i fondi per le scuole paritarie, tema su cui preme Italia Viva. Ma sono molti i capitoli su cui sono richiesti correttivi: i fondi per il turismo, altro settore messo in ginocchio dal Covid, le risorse per gli enti locali, l’ampliamento del fondo perduto ai professionisti, una possibile rimodulazione delle scadenze fiscali e delle moratorie sui prestiti e il rifinanziamento del fondo di garanzia centrale per le pmi. La tabella di marcia dei lavori potrebbe subire quindi nuovi rallentamenti dopo il rinvio dell’approdo in Aula da mercoledì 24 giugno a lunedì 29 giugno stabilito dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio per concedere alla maggioranza di trovare la quadra. Uno slittamento che mette però seriamente a rischio le tre letture parlamentari preannunciate. Il dl deve essere convertito in legge entro il 18 luglio e si riducono quindi i tempi per ulteriori modifiche al Senato in seconda lettura. I lavori della Commissione Bilancio riprenderanno domani e proseguiranno per tutta la settimana con l’obiettivo di licenziare il provvedimento in tempo utile per inviarlo lunedì all’Aula. Le opposizioni sono pronte a dare battaglia affinchè siano approvate alcune delle proposte da loro avanzate (finora tutti gli emendamenti sono stati respinti o accantonati) e hanno già richiesto la presenza del ministro Gualtieri in commissione. Tra martedì e mercoledì i relatori dovrebbero presentare un pacchetto di testi con alcuni correttivi mentre è atteso un emendamento corposo del governo con cui verrà assorbito il dl cig varato lunedì scorso per consentire alle imprese rimaste senza ammortizzatori sociali di utilizzate subito le quattro settimane residue oltre alle cinque già previste. Una delle novità in arrivo potrebbe riguardare anche lo smart working nella pubblica amministrazione. Il ministro Fabiana Dadone ha annunciato che sarà prevista una proroga oltre il 31 luglio, che è il termine fissato al momento, per arrivare a garantirlo a regime al 30%.