Lunedì 25 Novembre 2024

Terremoto in M5s, è scontro fra Di Battista e Grillo su congresso

Dopo 13 anni dal V-Day di Bologna Beppe Grillo torna in campo con un nuovo «vaffa-Day» che terremota il M5s e tramite lui la politica italiana. Perché a scatenare «l'ira funesta» del fondatore del Movimento questa volta è proprio il suo delfino, il frontman dei 5 Stelle, l'idolo delle piazze Alessandro Di Battista. Anche lui ricomparso dal cono d’ombra nel quale si era rintanato con un rientro in pieno stile in Tv, da dove ha punzecchiato il capo del governo e lanciato il suo altolà: se Conte avesse davvero in animo di prendersi i 5 Stelle, ha detto, «si deve iscrivere a M5S e al prossimo Congresso porti la sua linea «. Un «Congresso» lo chiama Di Battista per andare alla sostanza del passo che spinge il M5s a fare e per non creare fraintendimenti: "chiamiamolo così perché gli Stati Generali li stanno facendo tutti», ironizza. Troppo per il fondatore del Movimento che non vuol sentir parlare di fasi congressuali e subito tuona : «Dopo i terrapiattisti e i gilet arancioni di Pappalardo, pensavo di aver visto tutto...ma ecco l’assemblea costituente delle anime del Movimento. Ci sono persone che hanno il senso del tempo come nel film 'Il giorno della marmotta'». Veleno puro che nessuno, neppure trai 5S, si aspettava. E che provoca una puntuta reazione, anche questa inedita, del suo ex pupillo. «Oggi pomeriggio sono tornato in Tv. Ho fatto proposte e preso posizioni chiare. Si può legittimamente non essere d’accordo. Lo si dica chiaramente spiegando il perché». Mai si erano visti i vertici del Movimento «darsele» l’un l’altro con tale veemenza. A spiegare, in parte, il nervosismo tra i pentastellati c'è sicuramente il successo che sta riscuotendo il presidente del Consiglio. I sondaggi gli sono favorevoli: anche oggi una rilevazione dell’Ipsos per il Corriere della Sera rivela che l'indice di gradimento per il suo operato è passato dal 48 registrato a febbraio al 66% di aprile, per poi assestarsi in questa settimana al 61. Gli Italiani sembrano insomma avere fiducia nel loro premier nonostante la grave crisi provocata dalla pandemia, ma è bastato il solo sospetto che Giuseppe Conte possa avvalersene per mettersi alla guida di un partito per scatenare il putiferio. Lo stesso sondaggio rivela infatti che Il consenso potenziale del M5s potrebbe salire dal 20% al 30% se alla guida ci fosse Conte. In casa M5s il successo del premier sembra dunque aver provocato un rimescolamento delle ormai vecchie alleanze ,scoperchiando nuove ed inattese frizioni tra gli esponenti di spicco dentro la maggiore forza di governo. Un vero e proprio terremoto che lascia prefigurare come possibile una scissione con il ritorno di Grillo come leader politico. Un ritorno allo 'status quo' in sintonia con l’erede del cofondatore, Davide Casaleggio, che solo pochi giorni fa ha «bocciato» le ipotesi che circolano nel Movimento circa una possibile deroga al tetto dei due mandati, pensato per la ricandidatura delle sindache di Roma e Torino ma che aprirebbe una finestra anche agli rappresentanti nel governo. A partire da Luigi Di Maio , che proprio in queste ore confida di aver «lavorato in perfetta sinergia» con il ministro e capo delegazione dem nel governo Dario Franceschini. L'intreccio di posizioni allo stato è dunque la fotografia del caos. Se Di Battista è osteggiato dai parlamentari eletti per la prima volta in questa legislatura e che cercano visibilità nel Movimento e che vedono come fumo negli occhi, come Grillo, una crisi di governo , neppure Casaleggio sembra avere maggior successo tra i cosiddetti «peones». Di Battista con la sua uscita oggi sembra invece cercare di riposizionarsi senza apparire il picconatore del governo ("ho fiducia nel presidente del Consiglio, non deve temere attacchi da parte mia» dice), ma il portatore dei valori M5s come su Autostrade, sul caso Regeni, sul Mes, nodi su cui critica l’azione del governo. Proprio oggi, d’altra parte, lo stesso Grillo è tornato a rivendicare la vecchia battaglia del Movimento sull'acqua pubblica, sollecitando governo e parlamento ad agire su questo fronte. Per Di Battista già arrivano i primi attestati di vicinanza: le ex ministre Barbara Lezzi e Giulia Grillo, appoggiano la proposta di una fase costituente del Movimento. Per il governo, invece, un’eventuale passaggio del frontman pentastellato alla guida del M5s sarebbe il segnale del game-over. Matteo Renzi lo ha già detto: «Pensare che io mi fidanzi in casa con Di Battista, anche no grazie». E pure il dem Andrea Orlando profetizza: «Se ho capito bene Di Battista ha detto a Conte di stare sereno». (ANSA)

leggi l'articolo completo