"L'idea trapelata nel vergognoso dibattito di oggi, secondo cui mi sarei lasciato condizionare dalle parole pronunciate in carcere da qualche boss mafioso, è un’ipotesi tanto infamante quanto infondata e assurda». Scrive su Facebook il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede riferendosi alla contrapposizione con il consigliere del Csm Nino Di Matteo.
E aggiunge: "Sono consapevole che le mie scelte e le mie decisioni possono piacere o meno ma rigetto ogni e qualsiasi illazione al riguardo".
"Ho sempre agito a viso aperto nella lotta alle mafie che, infatti, nel mio ruolo ho portato avanti con riforme come quella che ho sostenuto in Parlamento sul voto di scambio politico-mafioso; con la Legge Spazzacorrotti; con la mia firma su circa 686 provvedimenti di cui al 41 bis e con l'ultimo dl che - sottolinea -, dopo le scarcerazioni di alcuni boss, impone ai Tribunali di Sorveglianza di consultare la Direzione nazionale e le Direzioni distrettuali antimafia su ogni richiesta di scarcerazione per motivi di salute di esponenti della criminalità organizzata".
"Ci tengo a chiarire che -prosegue - con questo post non voglio alimentare alcun tipo di polemica: si tratta di precisazioni importanti nel rispetto dei ruoli.".
"I fatti che ho riferito ieri li confermo e non voglio modificare o aggiungere alcunchè nè tantomeno commentarli", dice invece ad Affaritaliani.it il magistrato Nino Di Matteo dopo il botta e risposta con il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede a 'Non è l’Arenà su La7.
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