«Abbiamo avuto segnalazione che alcune donne, né di Roma né di Milano, si sono presentate per la sesta volta al pronto soccorso di Milano per l’interruzione di gravidanza. Non è compito mio né dello Stato dare lezioni di morale, è giusto che sia la donna a scegliere per sè e per la sua vita, ma non puoi arrivare a prendere il pronto soccorso come la soluzione a uno stile di vita incivile». Lo ha detto Matteo Salvini, dal palco dell’incontro su Roma capitale.
«Qualcuno ha preso il pronto soccorso come il bancomat sanitario per farsi gli affari suoi senza pagare una lira», ha aggiunto concludendo: «La terza volta che ti presenti, paghi», la ricetta.
«Se ritengo che le donne che abortiscono siano incivili? Se si arriva alla settima interruzione di gravidanza significa che si sbaglia stile di vita. Sono d’accordo con i medici che dicono che la donna è libera di scegliere ma se in poco tempo si viene a chiedere la settima interruzione di gravidanza...bisogna spiegarle come ci si comporta», dice Matteo Salvini uscendo dal Palazzo dei Congressi. «Io rispetto il diritto di scelta di tutte le donne ma la settima è un rischio per la salute», ha aggiunto.
Così il leader della Lega irrompe sulla scena romana e va alla conquista della Capitale, nella convention dove scommette sulle «persone migliori» e su «un sindaco in gamba» aldilà delle tessere di partito. Sarà una scelta condivisa, assicura. Ma poi si lascia scappare: «sul candidato qualche idea ce l’ho». La Meloni tace e si limita a ricordare che presto un centrodestra unito e coeso sarà chiamato alla prova del governo, dopo il fallimento di quello attuale.
In un pomeriggio di quasi primavera romana Salvini incontra cittadini e imprenditori, riempie il palazzo dei congressi all’Eur (3000 persone, secondo gli organizzatori) e apre la campagna per 'prendersi' la Capitale. Come da copione è il primo cittadino del M5s il bersaglio principale del leghista che apre la manifestazione con un video in cui trionfano le immagini dei rifiuti per strada. Quindi l’affondo: «C'è la monnezza nel centro di Roma. Quella è istigazione a delinquere, solo per quello il sindaco dovrebbe dimettersi». Fino all’ironia sulla metro Barberini, riaperta dopo 10 mesi di stop e solo a metà. «Se processano me per sequestro di persone, perché non processano la Raggi per questo?», chiede.
Il sindaco replica sui social: «È il solito chiacchierone: quello di Roma ladrona» e gli ricorda che «ha affossato il decreto salva Roma, togliendo milioni ai romani». Ma Salvini continua dritto fino all’appello trionfale: «La gente che vedo qui oggi ci dice che noi vinceremo, è solo una questione di tempo».
Intanto sulle liti nella maggioranza affonda: «Governino invece di comprare senatori. Non cercano responsabili, ma poltronari. E noi non siamo a disposizione di governo Arlecchino». In sala ci sono alcuni alleati, da Maurizio Gasparri a Fabrizio Ghera di Fratelli d’Italia. Ma nessun big del centrodestra.
Nel frattempo la romanissima Giorgia Meloni tace. Domani il suo partito incontrerà il mondo delle professioni a Milano, continuando così a tessere una tela dai confini sempre più ampi. La leader per ora preferisce spostare l’attenzione su altro: «Ieri il partito di maggioranza relativa è sceso in piazza contro il suo governo. Oggi una costola dell’altro partito di maggioranza scende in piazza contro l’opposizione. Gli italiani sono stufi di queste sceneggiate», quindi invoca le elezioni subito. Per un giorno, insomma, non c'è traccia del duello sotterraneo nel centrodestra. Vanta unità il leghista: «Sceglieremo delle persone di comune accordo, anche a Roma», assicura. E sul palco va in scena una gag quando dice: «La Lega vuole un sindaco di Roma? No, vuole un sindaco di Roma in gamba», mentre tra il pubblico in coro gli rispondono 'Sììì'.
A sera il leader del Pd chiosa «per fortuna al Pronto soccorso non ascoltano le provocazioni di Salvini. Giù le mani dalle donne».
(ANSA)
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