Otto e-mail, scambiate tra il 26 luglio e il 2 agosto tra alti funzionari di Palazzo Chigi, Farnesina e Viminale per "sbrogliare" il nodo della distribuzione dei 131 migranti a bordo della Gregoretti, bloccata nel porto di Augusta. E’ il '"carteggio" che Matteo Salvini allega alla sua memoria difensiva, firmata il 28 dicembre, e presentata stamane alla giunta per le elezioni e l’immunità del Senato, che deve decidere sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei suoi confronti avanzata dal tribunale dei ministri di Catania, che lo accusa di sequestro di persona.
Gli altri allegati sono il passaggio su «immigrazione, rimpatri e sbarchi» contenuto nel contratto per il governo di cambiamento e due dichiarazioni dei ministri M5s, Alfonso Bonafede e Luigi Di Maio, a riprova - è convinto Salvini - che «la gestione dei migranti non rappresentava l’espressione della volontà autonoma e solitaria del ministero dell’Interno» ma si inseriva «nel perimetro di un preciso indirizzo dell’esecutivo allora in carica».
L’ex titolare del Viminale rivendica, sostanzialmente, di aver agito nell’interesse dell’Italia, col pieno coinvolgimento di Palazzo Chigi e dei ministeri competenti, in modo perfettamente sovrapponibile a quanto accaduto per la nave Diciotti. Una vicenda, quest’ultima, che aveva convinto il Senato, il 20 marzo, a negare l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti, sottolinea. Nella memoria, Salvini ripercorre tutti gli avvenimenti che hanno preceduto lo sbarco degli immigrati dalla Gregoretti, sottolineando il ruolo attivo avuto dalla presidenza del Consiglio dei ministri nel coinvolgere i Paesi europei nella redistribuzione. In particolare, come documentato da una mail allegata alla memoria, la presidenza del Consiglio dei ministri aveva investito della questione alcuni Stati membri: Germania, Francia, Portogallo, Lussemburgo e Irlanda. Un accordo per l’accoglienza era stato raggiunto anche con la Cei. Il tutto dopo una riunione di coordinamento del 2 agosto.
Secondo il leghista, è rilevante il ruolo svolto da Conte nella vicenda delle nave Gregoretti. Nella sua memoria, Salvini cita il premier nel passaggio conclusivo, ricordando l’informativa tenuta dal presidente del Consiglio sul caso Diciotti. «Debbo conclusivamente rilevare che - si legge - l’azione attuativa dell’indirizzo governativo in materia di immigrazione è stata rimarcata anche dal presidente del Consiglio dei ministri, prof. avv. Giuseppe Conte, nella sua informativa all’assemblea del Senato del 12 settembre 2018 sull'analogo caso della nave Diciotti, nella parte in cui ha rilevato la sussistenza di un preminente interesse pubblico, rappresentato dalla salvaguardia dell’ordine e della sicurezza, che sarebbero stati messi a repentaglio da un incontrollato acceso di migranti nel territorio dello Stato».
Nel testo, Salvini sostiene di aver agito «nell’interesse pubblico» a tutela della sicurezza del Paese nel caso della vicenda della nave Gregoretti, a suo giudizio «del tutto sovrapponibile"a quello della Diciotti, per il quale - ricorda l’ex ministro dell’Interno - il Senato, a marzo negò l’autorizzazione a procedere. «Illustri colleghi, mi pregio di sottoporre alla vostra valutazione la presente memoria, al fine di chiarire - nell’ambito di quelle che sono le attribuzioni di pertinenza degli organismi parlamentari chiamati a esaminare la richiesta di autorizzazione a procedere - le circostanze che hanno contrassegnato l’intervento di competenza sulla questione della nave Gregoretti, senza entrare nel merito di quello che è il substrato del reato contestato, partendo da una necessaria ricostruzione degli eventi», si legge nella memoria depositata stamane dai legali di Salvini in giunta per le elezioni e immunità del Senato. «Appare dalla disanima dei fatti come l’interesse pubblico coinvolto sia evidente sotto molteplici profili - prosegue il senatore leghista -, che segnano inequivocabilmente la linea su cui si è articolata l’attività di tutta la compagine governativa nella gestione dell’evento, in modo del tutto sovrapponibile a quanto avvenuto con riguardo alla nave U Diciotti, oggetto di richiesta di autorizzazione a procedere, negata dal Senato il 20 marzo 2019».
«La gestione, il monitoraggio e il controllo dei flussi migratori - sostiene - appaiono strettamente connessi all’interesse nazionale, sussistendo anche chiari profili attinenti all’ordine ed alla sicurezza pubblica, nonchè alla sicurezza della Repubblica, come del resto sottolineato dal Direttore Generale del Dipartimento Informazioni per la Sicurezza che, nell’ambito della riunione del Comitato Nazionale dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica del 13 giugno 2018, ha evidenziato 'la centralità assoluta della minaccia jihadista nell’agenda di sicurezza di tutto il mondo aggiungendo che in questo contesto non deve neppure essere sottovalutata la possibilità che i flussi migratori possano rappresentare il veicolo per l’arrivo di soggetti infiltrati allo scopo di compiere azioni violentè».
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