Alla fine il tanto atteso ok c'è stato. Il Consiglio dei Ministri ha "regalato" per Natale al governo regionale il via libera per spalmare il disavanzo in 10 anni. Una decisione che ha fatto tirare un sospiro di sollievo alla politica, da destra a sinistra, ai sindacati e al popolo siciliano che temeva una manovra lacrime e sangue, più dura di quelle approvate negli ultimi anni anche se alla fine chi ci rimetterà saranno sempre i siciliani: ogni anno fino al 2044, infatti, al bilancio della Regione verranno sottratti 104 milioni, soldi che verranno meno alla crescita della Regione. L'unica forza politica ad opporsi era stata, nelle ultime ore, Italia Viva che alla fine ha ottenuto la modifica all'articolo 7. “Sulla vicenda della norma relativa alla Regione siciliana abbiamo raggiunto l’obiettivo” dice il vicepresidente dei deputati di Italia Viva Luigi Marattin. “Alla misura di favore per la regione si è aggiunta la nostra proposta, accolta integralmente, cioè di affiancare precisi obblighi di riduzione della spesa corrente che dovranno prendere corpo nei prossimi 90 giorni, altrimenti il periodo entro cui il disavanzo potrà essere spalmato tornerà a 3 anni”. In pratica Musumeci dovrà concordare le riforme con Roma. "L'intesa col governo Conte - ha dichiarato il governatore dell'Isola, Nello Musumeci, subito dopo il Cdm- ci consente di proseguire nell'azione di risanamento, avviata già due anni fa, e di contenimento della spesa, tanto che non abbiamo contratto alcun debito sin dal momento dell’insediamento. Anzi, abbiamo ridotto l'indebitamento di ben settecento milioni di euro, rispetto agli otto miliardi che abbiamo trovato. Eviteremo così di effettuare tagli pesanti, che graverebbero sulle fasce più deboli della popolazione". L'assessore regionale all'Economia, Gaetano Armao, ha sottolineato che "entro novanta giorni sarà definito con lo Stato un accordo che contenga le prescrizioni richieste dal governo nazionale, ma soprattutto chiuda definitivamente le intese sull'autonomia finanziaria regionale". "Grazie alla norma del governo Conte bis, che consente di spalmare il disavanzo 2018 in 10 anni, la Regione è salva da sicuro default", affermano i deputati del Movimento 5 stelle all’Ars che con una mini delegazione (composta dai deputati della commissione Bilancio di Palazzo dei Normanni, Luigi Sunseri e Sergio Tancredi) ieri avevano incontrato, insieme al viceministro delle infrastrutture e trasporti Giancarlo Cancelleri, il premier Conte a Roma per perorare la causa Sicilia. "Non possiamo fare a meno, assieme a tutti i siciliani, di tirare un grosso sospiro di sollievo, ma ora la Regione non ha più scuse, deve iniziare quel cammino virtuoso che chiediamo da sempre e consenta di ridurre il disavanzo già dal prossimo anno". "Siamo soddisfatti - afferma la delegazione - del risultato raggiunto anche grazie al nostro contributo: La Regione ora sarà costretta a fare con serietà e col massimo impegno i compiti a casa previsti dalla norma, e cioè, predisporre una serie di riforme che riducano il disavanzo, ma deve muoversi in fretta. Entro 90 giorni dall’entrata in vigore del decreto legislativo, varato oggi, la regione dovrà sottoscrivere un accordo con lo Stato contenente specifici impegni di rientro del disavanzo, altrimenti la spalmatura dovrà essere contenuta in soli tre anni". “Grazie al senso di responsabilità del governo nazionale, la Regione Siciliana potrà ripianare in dieci anni il maggiore disavanzo relativo al rendiconto 2018, evitando pesanti tagli a carico dei settori produttivi, dei servizi ai cittadini e dei Comuni”. Lo dice Giuseppe Lupo, capogruppo del Pd all’Ars. “Adesso il governo Musumeci definisca un programma di riforme per rilanciare l’economia e l’occupazione – aggiunge Lupo - così come richiesto dal governo nazionale”. Soddisfazione anche da parte del parlamentare regionale di Italia Viva, Luca Sammartino che però precisa come "il presidente Musumeci" abbia "90 giorni di tempo per presentare un piano di riforme strutturali da approvare così come avevamo detto. Non ci sono più alibi e più scuse adesso. E’ giunto il momento di mettersi a lavoro". “Questo provvedimento evita l’ennesima manovra lacrime e sangue che avrebbe colpito i lavoratori e le fasce più deboli e chiede in cambio riforme – dichiara la Cisal Sicilia – ma i problemi non sono certo risolti: serve un confronto serio tra le istituzioni e le parti sociali per immaginare un percorso che nei prossimi anni riporti la nostra Regione a crescere. Le aziende sono in crisi o scappano all’estero, le vertenze aumentano, sempre più famiglie rischiano l’instabilità economica e anche la Pubblica amministrazione arranca. Serve uno sforzo comune o il tracollo sarà soltanto rinviato, non possiamo perdere altre occasioni per cambiare il futuro dei siciliani”.