«Penso di si». Così il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha risposto a margine dell’audizione in Commissione antimafia a chi gli chiedeva se i decreti sicurezza del governo gialloverde verranno modificati entro la fine dell’anno. «C'è stato un intervento del Capo dello Stato - ha detto il ministro - quindi noi certamente faremo delle modifiche» in modo da «rendere conforme» i testi «alle osservazioni che sono arrivate dal Quirinale. Secondo me nel giro di poco si affronterà il problema». Il ministro dell'Interno in Commissione antimafia ha parlato soprattutto di lotta alla mafia. «La lotta alla criminalità organizzata resta una delle priorità delle politiche di sicurezza del Paese e rappresenta una priorità politica del governo di cui mi onoro di far parte. Le mafie - ha sottolineato il ministro- continuano a rappresentare un fattore di criticità, anche per il benessere economico» e conservano la loro pervasività «in territori di altre regioni e anche all’estero». «Le indagini più recenti su cosa nostra - ha aggiunto il ministro - inducono a ritenere che la struttura di base dell’organizzazione criminale sia rimasta immutata nel tempo, quantomeno sotto l'aspetto dei ruoli e articolazioni territoriali. I riscontri investigativi confermano la sostanziale inattività sotto il profilo operativo di una struttura di vertice regionale, sebbene le attuali dinamiche denotino un mai sopito intento di restituire consistenza all’organizzazione criminale attraverso le sue articolazioni territoriali. Nonostante ciò, cosa nostra rimane tutt'ora un’organizzazione pervasiva, dinamica e pericolosa seppur ridimensionata dai duri colpi inferti dallo Stato. Vani sono stati nel tempo i vari tentativi di ricostituire un organismo di vertice autorevole intorno a un leader carismatico». Resta «allarmante» il fenomeno degli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali, ha sottolineato Lamorgese, ricordando che «nei primi sei mesi di quest’anno gli episodi sono stati 336, contro i 309 dello stesso periodo dell’anno scorso». Nel 2018, invece, «gli episodi avevano fatto registrare una flessione del 9,2% rispetto all’anno precedente, scendendo da 660 a 599».